L’offerta arriva da una start-up tedesca. E il responsabile precisa: «Già rilasciati 5’000 senza ricevere nessuna lamentela di diagnosi false»
BERNA - Al terzo giorno di assenza per malattia, di regola, bisogna presentare al datore di lavoro un certificato medico. In alcuni casi il quarto giorno, in altri addirittura il primo. Questo richiede che il paziente si rechi dal dottore spendendo almeno 50-70 franchi. Ma questo potrebbe presto cambiare.
La start-up tedesca AU-Schein.de si propone infatti per offrire (anche) agli svizzeri la possibilità di ottenere un certificato medico via WhatsApp al costo di 9 euro. È quanto riferisce oggi il Tages-Anzeiger.
Per ottenerlo è sufficiente rispondere tramite l’app di messaggistica istantanea a qualche domanda sui sintomi. Segue la “diagnosi” da parte di un medico, che la scrive sul certificato medico. Niente contatto telefonico o personale.
Il metodo pare sia stato accolto bene in Germania, dove è disponibile da quattro mesi. Sono già stati rilasciati 5’000 certificati medici, che per il momento si limitano a concedere massimo 3 giorni di malattia per raffreddori e sintomi influenzali. Ma presto è prevista l’introduzione di diagnosi di gastroenterite, mal di pancia ed emicrania.
A emettere i certificati medici sarebbe, secondo il giornale, un medico di Amburgo. All’occorrenza sono disponibili una ventina di altri nomi, tra cui giovani praticanti, dottoresse in congedo maternità e professionisti in pensione.
Il responsabile dell'impresa, un avvocato, consapevole delle critiche che la sua idea attira, precisa che però fino ad ora non ha ricevuto alcun reclamo per “falsa diagnosi”. E i certificati sono stati tutti accettati sia dai datori di lavoro sia dalle casse malati.
Yvonne Gilli, responsabile del dipartimento digitalizzazione ed eHealth al comitato centrale della FMH, smorza gli entusiasmi per quanto riguarda l’importazione in Svizzera: «Un prodotto simile non soddisfa le nostre esigenze in termini di qualità». Il metodo tedesco «viola la protezione dei dati». Gilli raccomanda pertanto ai medici svizzeri di non comunicare con i loro pazienti tramite WhatsApp. Inoltre, «è improbabile che i datori di lavoro accettino dei certificati medici emessi all’estero».