Il procuratore generale non intende far marcia indietro neppure se venisse aperta un'inchiesta disciplinare per far luce sui suoi incontri con il presidente della FIFA Gianni Infantino
BERNA - Il procuratore generale della Confederazione Michael Lauber non ritirerà la sua ricandidatura nemmeno in caso di inchiesta disciplinare nei suoi confronti.
Nei giorni scorsi l'Autorità di vigilanza del MPC ha reso noto di voler fare piena luce sugli incontri fra Lauber e il presidente della FIFA Gianni Infantino.
Lauber dice di non ricordarsi di un poco chiaro terzo incontro con Infantino, anche se questo sembra aver avuto luogo. «Sono sicuro che si tratta di una situazione che posso spiegare», ha affermato il procuratore alla trasmissione "Samstagsrundschau" della radio SRF.
Il MPC non smentisce l'incontro: «Da quel che risulta dai nostri incarti (...) dobbiamo partire dal presupposto che c'è stato, ma io non me lo ricordo», ha detto. La dimenticanza viene giustificata con i numerosi impegni. Ad esempio, si ricorderebbe della seconda riunione solamente perché per arrivarci ha dovuto cambiare numerose volte il treno.
La procura si occupa della vicenda FIFA dal 2015, per questioni che riguardano presunta amministrazione infedele e riciclaggio di denaro tramite conti bancari elvetici.
L'inchiesta è molto ampia e la FIFA non è accusata, ma è parte lesa e collabora con la procura. L'organo di vigilanza del MPC ha sottolineato che gli incontri fra le parti non sono anomali in quanto tali, il problema è che il codice di procedura non è stato rispettato. Tutti gli atti essenziali devono infatti essere registrati in verbali e questo non è avvenuto.
Gli incontri «chiari» sono però due, e il terzo rimane in qualche modo misterioso. L'autorità sta quindi valutando di avviare un'indagine disciplinare, cosa che non spingerebbe comunque Lauber a ritirare la candidatura. Il procuratore respinge con veemenza l'accusa di aver mentito: «Posso solo dire quello che so», ha affermato.