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SVIZZERAGiovane radicalizzata espulsa, respinto il ricorso

17.04.19 - 13:13
La Fedpol aveva respinto la sua domanda di permesso B e l'ha espulsa sottolineando che la francese ha avuto accesso a una rete di estremisti islamici attraverso il suo compagno
TiPress - foto d'archivio
Giovane radicalizzata espulsa, respinto il ricorso
La Fedpol aveva respinto la sua domanda di permesso B e l'ha espulsa sottolineando che la francese ha avuto accesso a una rete di estremisti islamici attraverso il suo compagno

LOSANNA - Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha respinto il ricorso di una giovane cittadina francese espulsa dalla Svizzera nella primavera del 2017 perché radicalizzata. Le informazioni di cui disponeva la Fedpol erano sufficienti per prendere una tale decisione. La sentenza non è definitiva.

La ragazza era entrata in Svizzera nell'agosto del 2016. All'epoca 18enne, aveva fatto richiesta per un permesso di soggiorno B UE/AELS (permesso di dimora), ma la sua domanda era stata respinta dall'Ufficio federale di polizia (Fedpol) sulla base delle informazioni fornite dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC).

Secondo quest'ultimo, la giovane donna si è sposata in una moschea con uno svizzero noto per i suoi contatti con persone che sostengono organizzazioni terroristiche. Individui anche indagati per l'appartenenza ad una organizzazione criminale. Inoltre, nel luglio del 2016 la coppia si è recata in Turchia, da dove è tornata qualche giorno dopo senza essere in grado di fornire spiegazioni plausibili sul loro soggiorno. L'anno successivo, il marito della giovane si è recato a Raqqa, la ex "capitale" dello Stato islamico in Siria.

Nel marzo del 2017, la Fedpol ha ordinato l'espulsione della donna e il divieto d'ingresso per 10 anni, sottolineando che la francese ha avuto accesso a una rete di estremisti islamici attraverso il suo compagno. Sussiste inoltre il rischio che abusi del suo soggiorno in Svizzera per promuovere propaganda islamista o addirittura per compiere attentati.

Nel suo ricorso al TAF, la giovane ha sostenuto che gran parte delle informazioni del SIC sono false. Ha fatto sapere di essere incinta, di essersi separata dal compagno e di aver preso le distanze dall'estremismo islamico. Ha anche denunciato le condizioni del suo arresto.

Nella sentenza pubblicata oggi, il TAF ha respinto tutti questi argomenti. I giudici affermano che le informazioni di cui disponeva la Fedpol erano sufficienti per avere un quadro fondato della situazione. In considerazione del rischio di un passaggio all'azione nel momento della notifica della decisione, è stato necessario procedere immediatamente all'arresto e all'espulsione della donna.

La corte sottolinea che la deradicalizzazione invocata difficilmente può essere avvenuta nel corso di pochi mesi. Infine, ricordano che la giovane potrà chiedere che il caso venga riesaminato a distanza di 5 anni dalla decisione presa dalla Fedpol, ovvero già nel marzo del 2022.

La sentenza del TAF non è definitiva e può essere impugnata entro 30 giorni presso il Tribunale federale.

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