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SVIZZERATerrorismo jihadista, l'MPC: «Abbiamo una settantina di dossier aperti»

10.04.19 - 12:40
I procedimenti penali riguardano la propaganda, il reclutamento a favore di organizzazioni terroristiche, il loro finanziamento e i "turisti" della jihad, in particolare in direzione di Siria e Iraq
Keystone (archivio)
Terrorismo jihadista, l'MPC: «Abbiamo una settantina di dossier aperti»
I procedimenti penali riguardano la propaganda, il reclutamento a favore di organizzazioni terroristiche, il loro finanziamento e i "turisti" della jihad, in particolare in direzione di Siria e Iraq

BERNA - Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha avviato una settantina di procedimenti penali legati al terrorismo jihadista. Concernono la propaganda, il reclutamento a favore di organizzazioni terroristiche, il loro finanziamento e i "turisti" della jihad, in particolare in direzione di Siria e Iraq.

I procedimenti - ha indicato l'MPC alla Keystone-ATS confermando quanto pubblicato dal quotidiano friburghese La Liberté - riguardano in particolare violazioni della Legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaïda" e "Stato islamico" nonché le organizzazioni associate e casi sospetti di sostegno e partecipazione a un'organizzazione criminale.

Secondo l'MPC, le inchieste hanno portato a sette condanne, due delle quali non sono ancora passate in giudicato. Il Ministero pubblico ha anche emesso undici decreti d'accusa legati al terrorismo jihadista.

Per quanto riguarda i "turisti" della jihad, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) ha recentemente riferito che una ventina di jihadisti svizzeri o binazionali, uomini, donne e bambini, si trovano attualmente nelle zone di conflitto in Iraq e Siria.

Dal 2001 sono state conteggiate 78 partenze verso la Siria e l'Iraq, 15 verso la Somalia, l'Afghanistan e il Pakistan e una verso le Filippine. Dal 2016 nessuna nuova partenza è stata osservata. Il SIC ha registrato tra i simpatizzanti della causa jihadista 33 decessi, di cui 27 confermati, e 16 ritorni in Svizzera, di cui 13 confermati.

Secondo La Liberté, i jihadisti elvetici tornati in patria sono tutti nel mirino della giustizia svizzera. Alcuni sarebbero in prigione, altri sarebbero stati rilasciati ma sotto sorveglianza (braccialetto elettronico, obbligo di presentarsi regolarmente in polizia, divieto di accedere a un'area, divieto di incontrare determinate persone, ecc.).

L'MPC afferma che tutte le persone identificate dal SIC come jihadisti e tornate in patria sono state o sono attualmente oggetto di un procedimento penale da parte dello stesso Ministero pubblico, ad eccezione dei minorenni. Una di queste indagini è sfociata in un decreto d'accusa, un altro procedimento è invece stato archiviato.

Da notare, infine, che il Consiglio federale ha illustrato a inizio marzo la sua linea di condotta in materia di rimpatri: i jihadisti svizzeri devono se possibile essere giudicati nel Paese in cui si sono recati. La Svizzera non procederà a un rimpatrio attivo di queste persone.

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