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SVIZZERADa Losanna in Siria per l'Isis: «Vogliamo ritornare a casa»

25.02.19 - 06:02
Imprigionata in Siria da 14 mesi, l'appello di una 29enne svizzera “sposa dell'Isis”: «O mi trattate come una svizzera o riprendetevi il passaporto»
20 Minuten - Ann Guenter
Da Losanna in Siria per l'Isis: «Vogliamo ritornare a casa»
Imprigionata in Siria da 14 mesi, l'appello di una 29enne svizzera “sposa dell'Isis”: «O mi trattate come una svizzera o riprendetevi il passaporto»

ROJAVA - È circondato da centinaia di metri di filo spinato Camp Roj, con la pioggia che in questi giorni bagna la provincia del nord della Siria le strade polverose si sono trasformate in un vero e proprio pantano che ostacola l'incedere del nostro veicolo. Ovunque spazi l'occhio, si vedono donne armate. Sono miliziane curde.

Al momento dell'incontro con Selina (29 anni) lei quasi non ci vuole parlare con noi: «Davvero, ma che senso ha? Sono solo parole...», si chiede con frustrazione. Da 14 mesi la losannese si trova assieme ad altre straniere “mogli dell'Isis”, e i loro bambini, nel campo di prigionia controllato dalle truppe curde. Anche sua figlia è qui con lei, Anja*, dagli occhi azzurri e i capelli biondissimi. A differenza della madre della Svizzera lei non ha nemmeno un lontano ricordo.

«Ma che abbiamo fatto di male in Svizzera?», si chiede Selina, «quando abitavo lì pagavo le tasse, ho rispettato la legge... Terrorismo? Ma per favore... Quelle che come noi sono prigioniere qui in Siria nemmeno ci pensano. Anzi, è proprio l'ultima cosa che ci verrebbe in mente. Mi manca tanto la pace che c'è in Svizzera, vogliamo ritornare a casa».

La discussione sul rimpatrio dei foreign fighters e delle loro consorti, che in questo periodo sta tenendo banco alle nostre latitudini, lei la trova ipocrita: «Sono svizzera oppure no? Quindi rimpatriateci! Siamo uno stato costituzionale, quindi dovrebbe valere la presunzione di innocenza... Allora o mi trattate come una svizzera a tutti gli effetti, oppure il vostro passaporto rossocrociato potete anche tenervelo...».

Da Losanna, Selina è arrivata in Siria nel 2015 con il marito Aziz B., una scelta della quale si pente in maniera inequivocabile: «Oggi so che non avrei dovuto farlo», si confida.

Dal loro arresto nel 2018 i due non si sono più visti. Nel campo di prigionia segue il dibattito politico nazionale e internazionale sul rimpatrio degli ex-miliziani dello Stato islamico: «Ho appena visto in televisione che il Consiglio federale ne sta parlando, Karin Keller Sutter è contraria al nostro trasferimento in Svizzera... Vuole che veniamo processati qui. Io non capisco... - continua -, perché dovremmo essere giudicati da un tribunale siriano? Probabilmente è troppo costoso riportarci tutti quanti indietro». 

*nome noto alla redazione

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