Cerca e trova immobili
Commozione in aeroporto: abbraccia i suoi figli dopo 8 anni

GINEVRACommozione in aeroporto: abbraccia i suoi figli dopo 8 anni

30.01.19 - 22:30
Kedija (15) e Yonas (12) avevano lasciato l’Eritrea per raggiungere la madre, richiedente l’asilo in Svizzera. Ma sono stati bloccati in un campo libico
© HCR
Commozione in aeroporto: abbraccia i suoi figli dopo 8 anni
Kedija (15) e Yonas (12) avevano lasciato l’Eritrea per raggiungere la madre, richiedente l’asilo in Svizzera. Ma sono stati bloccati in un campo libico

GINEVRA - Un abbraccio tra una madre e i suoi figli, lontani da otto anni. È l’immagine emozionale di un video pubblicato dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) negli scorsi giorni. La scena è stata ripresa presso l’aeroporto di Ginevra, dove si sono ritrovati.

La donna ha lasciato l’Eritrea nel 2010, in cerca di un posto migliore in cui farsi in seguito raggiungere dalla sua famiglia. I suoi bambini li ha lasciati alla cura dei nonni, ma nel 2015 - a causa dell'aggravarsi della situazione nel Paese - sono dovuti scappare. Il fratello (zio dei piccoli) è partito alla ricerca e li ha trovati, da soli, in un campo profughi vicino al confine, in Etiopia. Allora ha promesso loro che avrebbe fatto qualunque cosa per aiutarli a raggiungere la madre - con cui è sempre rimasto in contatto -, che nel frattempo aveva trovato rifugio in Svizzera come richiedente l’asilo.

Insieme, l’uomo e i due nipoti hanno iniziato il loro lungo viaggio della speranza, hanno affrontato temperature estreme, hanno provato la sete, la fame. Al confine tra il Sudan e la Libia sono stati rapiti da alcuni contrabbandieri che sono venuti a conoscenza della residenza della madre in Svizzera, per ottenere un riscatto.

Non potendo la donna far fronte alla richiesta, i ragazzini sono stati separati dallo zio e venduti a un trafficante. Sono passati tra le mani di diversi scafisti, fino a quando sono stati abbandonati nel deserto libico. Lì una coppia di eritrei li ha trovati e si è presa cura di loro, promettendo di portarli con sé su un barcone verso l’Europa. Quando è stata intercettata in mare, però, l'imbarcazione è stata riportata indietro.

Detenuti in Libia, i ragazzini sono riusciti a entrare in contatto con la madre. Quando l’UNHCR li ha trovati, la Svizzera ha accettato di concedere loro un visto umanitario per ricongiungersi alla donna. Ha inoltre collaborato con le autorità libiche e tunisine - e l’ambasciata svizzera - per il rilascio dei documenti necessari ad attraversare la Tunisia verso la Svizzera.

Dopo otto anni Kedija e Yonas hanno potuto riabbracciare la madre, agli arrivi dell’aeroporto di Ginevra. «Erano pallidi e magri - ha spiegato Emilia Richard, del servizio sociale internazionale svizzero (SSI) -, ma è stato pazzesco rivederli insieme. Si è concluso un lungo incubo per una mamma e i suoi figli, ormai cresciuti».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE