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SVIZZERAI documenti P-26 definitivamente perduti

29.01.19 - 15:51
Il DDPS ha versato all'Archivio federale tutti i documenti concernenti la P-26 che aveva potuto raccogliere
Keystone
I documenti P-26 definitivamente perduti
Il DDPS ha versato all'Archivio federale tutti i documenti concernenti la P-26 che aveva potuto raccogliere

BERNA - I documenti sull'esercito segreto P-26 persi dal Dipartimento federale della difesa non potranno più essere recuperati. La Delegazione delle commissioni della gestione delle Camere federali (DelCG) non ha potuto che prenderne atto e deplora che il DDPS non abbia potuto ritrovare tutti i dossier dell'inchiesta amministrativa condotta nel 1991 dal giudice istruttore neocastellano Pierre Cornu.

L'organo di sorveglianza parlamentare ha così archiviato i suoi lavori sul tema. Il 20 dicembre 2018 il DDPS ha versato all'Archivio federale tutti i documenti concernenti la P-26 che aveva potuto raccogliere. Questi includono la lista dei nomi dei membri dell'organizzazione segreta, si legge nel rapporto annuale della delegazione pubblicato oggi.

I documenti risalgono agli anni 1990. Il Progetto 26 era stato elaborato nel 1979, senza l'avallo del Parlamento, in piena Guerra fredda. La sua esistenza era poi venuta alla luce nell'ambito della vicenda delle schedature nel 1990. Nello stesso anno il Consiglio federale ne decretò la dissoluzione.

Tutti i documenti relativi alla P-26 erano in un primo momento stati classificati "segreti" fino al 2040, un termine ribadito nel 2010 dal governo. Poi nell'aprile 2018 il Consiglio federale ha deciso di pubblicare una copia anonimizzata del rapporto Cornu contrassegnata con la dicitura "Versione per i media" rispondendo così anche alle richieste di storici e giornalisti. Prima della pubblicazione alcuni passaggi erano comunque stati obliterati per ragioni di protezione della personalità.

Nel novembre scorso la delegazione parlamentare ha ascoltato l'ufficiale di collegamento del Consiglio federale presso la commissione d'inchiesta parlamentare incaricata del dossier. Quest'ultimo ha consegnato tutti i documenti ancora in possesso della segretaria generale all'Archivio federale. A suo avviso, non v'è alcun motivo di ritenere che i documenti siano stati distrutti all'epoca.

Cassaforte - Nel dicembre 2000, l'allora consigliere federale Adolf Ogi aveva trasmesso all'organo di sicurezza delle informazioni in seno alla Confederazione i documenti relativi alla P-26 che si trovavano nella cassaforte che aveva ricevuto dal suo predecessore all'allora dipartimento militare Kaspar Villiger, affinché potessero essere conservati in un luogo sicuro.

La delegazione parlamentare non può escludere che la documentazione ricercata sia stata davvero versata all'Archivio federale, ma con un termine di protezione più corto rispetto a quello che è stato normalmente applicato per gli atti della P-26.

L'organo di sorveglianza ha inoltre preso atto della pubblicazione da parte del DDPS della versione anonimizzata del rapporto Cornu. Essa ritiene che le persone al corrente della vicenda non dovrebbero avere grosse difficoltà ad identificare la maggior parte dei nomi che il Dipartimento ha annerito.

Contrattacchi informatici - Nel rapporto delle commissioni della gestione è inoltre stato affrontato il tema dei cyberattacchi: lo scorso novembre il ministro della difesa Guy Parmelin ha informato la DelCG di aver deciso di non prevedere una delega di competenza del Consiglio federale al DDPS per lanciare un contrattacco informatico all'estero. Il governo sarebbe stato informato retroattivamente nelle 24 ore successive.

Secondo l'organo di sorveglianza parlamentare, una tale procedura non soddisfaceva i requisiti per misure simili di attività informative o "intelligence". Inoltre, sussisteva il rischio che il Consiglio federale si trovasse di fronte a un fatto compiuto di fronte a operazioni non prive di conseguenze.

Sorveglianza - A preoccupare la delegazione nell'anno in rassegna è stato anche l'eventuale scioglimento dell'Autorità di controllo indipendente per l'esplorazione radio e dei segnali via cavo (ACI) per trasferirne le funzioni all'Autorità di vigilanza indipendente sulle attività informative.

Lo scorso maggio, l'ACI non era ancora a conoscenza di come garantire controlli nel modo più efficace, poiché gli scambi con il Tribunale amministrativo federale non sono ancora precisamente definiti.

Secondo la delegazione, è indiscutibile che l'ACI debba adempiere al suo mandato legale fino a un'eventuale revisione della Legge federale sulle attività informative (LAln). Inoltre, la DelCG auspica che le pubblicazioni sull'utilizzo dei nuovi metodi di ricerca di informazioni - ad esempio la sorveglianza telefonica o le infiltrazioni informatiche - permettano al pubblico di comprenderli più a fondo.

Verifiche in corso - Le CdG hanno inoltre approfondito diversi altri soggetti durante il 2018 e alcuni di quelli trattati sono ancora in corso. Nel rapporto, la delegazione menziona ad esempio la penuria di medici nell'esercito, lo scandalo AutoPostale, lo scambio automatico di informazioni e i problemi legati al transito di rifugiati attraverso la Svizzera.

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