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SCIAFFUSADice "Allahu Akbar" a un amico: 22enne multato a Sciaffusa

07.01.19 - 06:03
Il giovane è stato sentito da una agente in borghese. La federazione islamica FOIS vuole un confronto con la polizia
Dice "Allahu Akbar" a un amico: 22enne multato a Sciaffusa
Il giovane è stato sentito da una agente in borghese. La federazione islamica FOIS vuole un confronto con la polizia

SCIAFFUSA - La decisione di salutare un amico usando l’espressione “Allahu Akbar” è valsa una multa a un 22enne turco a Sciaffusa. Una poliziotta in borghese che l’ha sentito pronunciare la locuzione araba è infatti subito intervenuta comminandogli una sanzione di 150 franchi più 60 di spese per oltraggio al pudore secondo il regolamento di polizia cittadino. «È un’espressione di uso quotidiano che impieghiamo in continuazione senza alcun retropensiero», lamenta contrariato Orhan E.*.

Poliziotta «prevenuta» - Önder Güneş, portavoce della Federazione delle organizzazioni islamiche svizzere (FOIS), non esita a criticare l’agente, che secondo lui era prevenuta: «Per i musulmani questa espressione non pone alcun problema», sottolinea Güneş. «Ne crea solo a chi non appartiene a questa religione perché sente dire Allahu Akbar solo dai terroristi», aggiunge il portavoce, ricordando come la locuzione venga usata quotidianamente dai musulmani. La poliziotta, secondo Güneş, avrebbe dovuto cercare un confronto con chi conosce questa realtà. Ora, il FOIS cercherà di intavolare un dialogo con la polizia sciaffusana.

Una questione di «proporzionalità» - Anche il consigliere nazionale socialista Daniel Frei si schiera dalla parte di E. Per lui, è una questione di proporzionalità: «L’impiego di una formula di saluto religioso fa parte della libertà di credo e dovrebbe essere permessa in pubblico senza che ciò provochi una multa», afferma Frei. Da un lato, è auspicabile e positivo che le forze di sicurezza siano sensibilizzate a simili locuzioni di natura religiosa, ma, dall'altro, «la popolazione musulmana dovrebbe esserne consapevole e usare simili espressioni con cautela», aggiunge. Discrezione che, conclude Frei, dovrebbe essere tenuta presente anche nella scelta di fare una multa: non bisogna sparare ai passeri con i cannoni, raccomanda.

«La polizia deve garantire la sicurezza» - Per il consigliere nazionale UDC Andreas Glarner la multa sarebbe più che giustificata: «L’espressione Allahu Akbar è utilizzata dai terroristi poco prima di farsi esplodere». L’agente avrebbe dunque agito correttamente: «Nel nostro paese le forze dell’ordine devono garantire la sicurezza». È possibile che il giovane abbia semplicemente voluto lanciare una provocazione. «Ora è giusto che ne paghi le conseguenze» afferma Glarner, dicendosi però contrario a vietare in toto l’utilizzo dell’espressione. «Come si può vedere, l’attuale legislazione dà già un sufficiente margine di manovra».

Anche secondo Saida Keller-Messahli del Forum per un Islam progressista in Svizzera, l’agente di polizia con il suo intervento avrebbe reagito in maniera corretta: «Attraverso gli attentati terroristici, l’espressione è stata alterata. Se il giovane avesse pronunciato le parole a voce abbastanza alta, c’era la possibilità che spaventasse qualcuno». Keller-Messahli non è però in grado di dire se la multa sia giustificata.

«Espressione da utilizzare con cautela» - L’esperto di Islam, Amir Dziri, dell’Università di Friborgo, ritiene che i musulmani debbano pronunciare l’espressione “Allahu Akbar” con cautela. Questo da quando i terroristi ne fanno uso indebito. «Il giovane dovrebbe essere consapevole del fatto che molte persone potrebbero recepire l’espressione negativamente». L’episodio in questione potrebbe inoltre dare il la a un utilizzo in forma provocatoria. Nel caso concreto, a parere di Dziri, un confronto chiarificatore avrebbe sicuramente evitato la multa. Ora è importante, conclude l’esperto, che il giovane ritrovi la fiducia nella legislazione locale.

Locuzione comune e grido di battaglia - “Allahu Akbar” è un’espressione araba che significa “Dio è il più grande”. «Locuzione di uso quotidiano» ma anche grido di battaglia dei terroristi islamisti, in quali contesti viene utilizzata? Il suo uso come saluto, sottolinea l’islamologo Amir Dziri, è inusuale, ma «anche i musulmani laici la impiegano quotidianamente», per esprimere per esempio stupore, entusiasmo o sgomento. I terroristi islamisti si sono appropriati della locuzione, originariamente parte della preghiera, per «giustificare i loro atti brutali attraverso Dio», sottolinea l’arabista Hartmut Fähndrich.

*Nome noto alla redazione

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