Ciò avverrà in "modo dinamico". Prima di decidere se firmarlo, il governo vuole però consultare le varie cerchie interessate
BERNA - La Svizzera dovrà riprendere in modo dinamico la legislazione europea. Eventuali divergenze con l'UE in merito alle differenti interpretazioni del diritto comunitario saranno trattate da uno speciale Tribunale arbitrale. È quanto prevede l'Accordo istituzionale con l'Unione europea reso noto oggi dal Consiglio federale. Prima di decidere se firmarlo, il governo vuole però consultare le varie cerchie interessate visto che rimangono ancora due grosse divergenze con Bruxelles.
Prima di inviare in consultazione la bozza d'accordo, il governo ha valutato le varie opzione possibili. Da un lato bocciare l'intesa avrebbe conseguenze negative: oltre a una rottura dei negoziati in corso, come sul dossier dell'elettricità, c'è anche da considerare il non riconoscimento dell'equivalenza per la Borsa svizzera e il rischio di venir esclusi dai programmi di ricerca europei, si legge nella documentazione distribuita ai giornalisti accreditati a Palazzo federale.
D'altra parte, rinviare le discussioni con Bruxelles non è neppure possibile: per l'UE non è immaginabile sospendere i negoziati. In tal caso, inoltre, l'Unione necessiterebbe di un nuovo mandato negoziale che non potrebbe ottenere prima del 2020. Non ci sarebbe inoltre alcuna garanzia che l'UE sia disposta a basare le future trattative sul progetto di accordo esistente.
Due divergenze importanti - La bozza di accordo attuale contiene comunque diversi aspetti positivi, come il meccanismo per risolvere le vertenze, ha spiegato il presidente della Confederazione Alain Berset in una conferenza stampa a Berna. Il ministro dell'interno non ha però nascosto che esistono divergenze su due punti importanti per la Svizzera: la misure accompagnatorie alla libera circolazione delle persone e l'estensione dei diritti dei cittadini UE.
Per il ministro degli esteri Ignazio Cassis, l'accordo permette di fare passi avanti che vanno nella direzione voluta dal Consiglio federale per consolidare la via bilaterale. I due punti che rimangono aperti non permettono tuttavia all'esecutivo di parafare l'accordo.
Berset ha detto di aver parlato al telefono oggi col presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Questi, a detta del presidente della Confederazione, si è mostrato comprensivo in merito ai tempi necessari alla politica svizzera per discutere l'intesa.
Come detto, l'accordo è stato inviato in consultazione fino alla prossima primavera. Saranno chiamati ad esprimersi i vari attori coinvolti: commissioni parlamentari, Cantoni, partiti e partner sociali, ha spiegato Cassis. «Il risultato delle consultazioni ci permetterà di dire come andare avanti con il viaggio», ha aggiunto.
Da parte europea, è verosimile che l'accordo verrà sottoposto al vaglio della Corte europea di giustizia, ha precisato Roberto Balzaretti, segretario di Stato e responsabile dei negoziati con l'Ue. La Corte, a suo dire, non dovrebbe sollevare obiezioni.
Aiuto sociale non menzionato - Come detto, uno dei due punti sui quali non è stata trovata una intesa concerne la direttiva UE che riguarda l'estensione dei diritti all'aiuto sociale, alla protezione contro l'espulsione e al diritto di soggiorno permanente dopo 5 anni per i cittadini comunitari. Questa direttiva non è neppure menzionata nel testo dell'accordo. Agli occhi di Bruxelles essa costituisce infatti uno sviluppo della libera circolazione. Ciò significa che la Confederazione non beneficerà di alcuna eccezione esplicita.
Per Berna, invece, tale direttiva non rappresenta uno sviluppo della libera circolazione ai sensi della relativa intesa. Se l'Accordo quadro presentato oggi dovesse entrare in vigore, il Tribunale arbitrale sarebbe dunque verosimilmente rapidamente chiamato ad esprimersi su questo punto.
Se dovesse prendere una decisione non conforme all'interpretazione data dalla Svizzera, le modalità di ripresa della direttiva, anche solo parziale, dovranno essere negoziate con Bruxelles, precisa il Consiglio federale. Se la Svizzera dovesse continuare a rifiutare l'adozione della direttiva, l'UE potrà prendere misure che però dovranno essere "proporzionate".
Altro punto di frizione tra Berna e Bruxelles: il regolamento europeo sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale. Un punto essenziale in esso contenuto riguarda la competenza in materia di versamento delle indennità di disoccupazione per i lavoratori frontalieri (che dovrebbe passare allo Stato dove la persona ha lavorato).
Pure questo regolamento non figura nell'Accordo quadro, anche perché il processo legislativo a livello europeo non è ancora concluso. Quando lo sarà, le modalità per una sua eventuale trasposizione nel diritto elvetico saranno discusse dal comitato misto. Si parte però dal presupposto che l'UE e i suoi Stati membri chiedano alla Svizzera di riprendere tale direttiva.
Linee rosse superate - Per ratificare l'accordo la Confederazione dovrà anche trasporre nella sua legislazione entro tre anni il diritto europeo relativo ai lavoratori distaccati. Per farlo sarà necessario fare delle concessioni superando le famose "linee rosse" definite invalicabili dallo stesso Consiglio federale, in particolare sulla regola degli otto giorni, ossia quella che obbliga le imprese europee a notificare alle autorità elvetiche con tale preavviso l'invio di manodopera. Tale lasso di tempo dovrà essere ridotto a quattro giorni.
Padroncini - Si potrà inoltre chiedere il deposito di una cauzione solo a quelle imprese che si sono già distinte per non aver onorato i loro obblighi finanziari. La Confederazione potrà invece continuare a chiedere l'obbligo di annunciarsi per gli indipendenti (padroncini). Confermato anche il limite massimo di 90 giorni lavorativi per anno per padroncini e distaccati.
In futuro, dunque, le misure accompagnatorie alla libera circolazione delle persone dovranno riferirsi unicamente a questi tre punti (notifica dei lavoratori distaccati, cauzione e padroncini). Nella documentazione distribuita oggi alla stampa si riconosce che "alcune misure d'accompagnamento non potranno appoggiarsi sulla direttiva d'esecuzione". Ciò significa che non sono conformi alla bozza di accordo.
Diritto referendario garantito - Per quel che concerne la trasposizione nel diritto elvetico degli sviluppi della legislazione europea, la Svizzera potrà decidere in modo autonomo, «nel rispetto delle procedure decisionali previste dalla Costituzione». Ciò significa che il diritto di referendum viene mantenuto e che non ci sarà alcuna ripresa automatica.
In caso di divergenze, ogni parte potrà rivolgersi al cosiddetto "comitato misto" che avrà tre mesi per trovare una soluzione. In caso contrario verrà istituito un Tribunale arbitrale paritetico i cui membri saranno per metà scelti da Berna e per metà da Bruxelles.
Le decisioni del tribunale sono vincolanti. Se una delle parti tuttavia non dovesse applicarle o se queste dovessero essere ritenute non conformi dalla controparte, quest'ultima può prendere delle contromisure. Queste dovranno tuttavia essere «proporzionate».
San Gottardo - L'Accordo quadro prevede anche per la Svizzera alcune eccezioni esplicite al principio della ripresa dinamica del diritto europeo. Queste confermano le regole particolari già esistenti, ad esempio nel campo dei trasporti (limite delle 40 tonnellate, divieto di circolazione notturna e di domenica per i camion), dell'agricoltura (norme più severe per il trasporto di animali) e della sicurezza sociale (divieto di esportazione di talune prestazioni sociali).
L'Accordo quadro afferma anche esplicitamente che «le nuove infrastrutture legate alla sicurezza, come la costruzione della seconda canna della galleria autostradale del San Gottardo, non costituiscono un aumento delle capacità». In questo senso la limitazione delle capacità al livello attuale (una sola corsia per senso di marcia) non sarà considerata dall'UE come una «restrizione quantitativa unilaterale» (leggi: Bruxelles non la considererà una violazione dell'Accordo sui trasporti terrestri).
Concerne 5 accordi esistenti e i futuri - Da notare che l'Accordo istituzionale concerne unicamente i cinque accordi bilaterali relativi all'accesso al mercato UE (libera circolazione, trasporti aerei e terrestri, ostacoli tecnici al commercio e agricoltura). Si applicherà anche ai futuri accordi di accesso al mercato, come quello sull'elettricità.
L'Accordo quadro potrà essere disdetto con un preavviso di sei mesi. In tal caso decadranno anche tutti gli accordi settoriali conclusi dopo la sua entrata in vigore. I cinque accordi precedenti non sarebbero invece toccati.