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ZURIGOProcesso An'Nur, confermata la pena per l'ex imam

30.11.18 - 12:50
L'ex imam etiope che due anni fa pronunciò un controverso sermone è stato condannato a 18 mesi di detenzione e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera
Keystone
Processo An'Nur, confermata la pena per l'ex imam
L'ex imam etiope che due anni fa pronunciò un controverso sermone è stato condannato a 18 mesi di detenzione e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera

ZURIGO - L'ex imam etiope che due anni fa pronunciò un sermone che incitava all'odio nella moschea An'Nur di Winterthur (ZH) si è visto confermare in seconda istanza la condanna a 18 mesi con la condizionale e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera.

Come già un anno fa il Tribunale distrettuale di Winterthur, anche il Tribunale cantonale di Zurigo ha giudicato oggi l'uomo di 26 anni colpevole di istigazione alla violenza e ripetuta rappresentazione di atti di cruda brutalità.

Per queste imputazioni la pena appropriata sarebbe stata di 21 mesi, ha dichiarato la presidente della Corte presentando la sentenza. Il tribunale si è tuttavia dovuto attenere al principio della giurisprudenza che gli impedisce di modificare in peggio una sentenza quando a fare appello è soltanto l'imputato, senza che la pubblica accusa faccia altrettanto.

L'accusa principale si riferisce a un sermone pronunciato il 21 ottobre 2016 davanti a una sessantina di fedeli della moschea An'Nur, chiusa definitivamente un anno fa. Secondo una registrazione trasmessa a un giornalista, in quell'occasione l'imputato dichiarò che i musulmani che non pregano in comunità andrebbero "banditi, respinti, evitati e calunniati fino al loro ritorno". Nel caso dovessero perseverare con questo comportamento, andrebbero addirittura uccisi.

Le rappresentazioni di cruda violenza sono invece legate a filmati e immagini di atrocità perpetrate dagli uomini del sedicente Stato islamico (Isis) postati dall'imputato su Facebook. Immagini «estremamente difficili da sopportare» - ha sottolineato la giudice - citando ad esempio la foto di "una testa mozzata e cotta in una pentola".

L'imputato è stato accompagnato stamani in tribunale dal carcere dell'aeroporto di Zurigo, dov'è rinchiuso dalla scorsa primavera in attesa dell'espulsione. Non ha voluto rispondere alle domande dei giudici, limitandosi a dire di avere già raccontato tutto e di preferire che al suo posto prendesse la parola l'avvocato della difesa.

Il difensore d'ufficio ha ribadito la sua richiesta di proscioglimento, sostenendo che il suo assistito non ha una buona conoscenza del Corano e che avrebbe scritto i passaggi incriminati del sermone basandosi su testi trovati su Internet.

«Recita il Corano a memoria e sa esattamente cosa predica», ha invece sottolineato la presidente della corte. «Uno straniero che diffonde simili appelli alla violenza non è il benvenuto in Svizzera», ha inoltre detto la giudice, la quale ha auspicato che l'ufficio della migrazione faccia il possibile per espellerlo. Il problema è che alcuni Paesi, compresa l'Etiopia, non accettano il rimpatrio dei propri cittadini.

Già dopo la condanna in primo grado, l'ex imam si era visto respingere la richiesta di asilo e nei suoi confronti era stata ordinata la carcerazione cautelativa prevista per gli stranieri che non adempiono al loro obbligo di lasciare la Svizzera. La detenzione era terminata lo scorso mese di febbraio. Il 26enne aveva in seguito fatto perdere le tracce. Agli inizi d'aprile era stato arrestato in Germania e in seguito estradato in Svizzera.

Lunedì prossimo la giustizia zurighese si dovrà occupare di nuovo di una vicenda legata alla moschea An'Nur. Il Tribunale distrettuale di Winterthur dovrà giudicare due fratelli che nel dicembre 2014, quando erano minorenni, si erano recati in Siria per unirsi all'Isis.

Lo scorso mese di ottobre, il medesimo tribunale ha invece emesso otto sentenze di condanna e due misure di espulsione nei confronti di affiliati della moschea An'Nur che avevano minacciato e picchiato altri due frequentatori considerati "traditori". Un tradimento legato alla registrazione del sermone consegnata a un giornalista.

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