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ZURIGO Aborto spontaneo alla frontiera, pena ridotta per la guardia di confine

06.11.18 - 17:27
L'imputato, un sergente maggiore oggi 58enne, aveva negato il necessario aiuto medico alla donna, che diede poi alla luce una bambina nata morta
Keystone
Aborto spontaneo alla frontiera, pena ridotta per la guardia di confine
L'imputato, un sergente maggiore oggi 58enne, aveva negato il necessario aiuto medico alla donna, che diede poi alla luce una bambina nata morta

ZURIGO - Centocinquanta aliquote da 150 franchi con la condizionale: il Tribunale militare d'appello 2 di Zurigo ha ridotto in seconda istanza la pena per la guardia di confine svizzera a processo per l'aborto spontaneo di una siriana rinviata nel 2014 in Italia.

L'imputato - un sergente maggiore oggi 58enne - doveva rispondere all'accusa di aver negato il necessario aiuto medico alla donna che il 4 luglio di quattro anni fa, dopo essere arrivata in treno a Domodossola (I), diede alla luce una bambina nata morta.

Nella sentenza annunciata questo pomeriggio, la seconda istanza lo ha giudicato colpevole di lesioni colpose e ripetuta inosservanza di prescrizioni di servizio, limitandosi alla pena pecuniaria sospesa.

Un anno fa l'imputato era invece stato ritenuto responsabile anche di tentata interruzione di gravidanza: il Tribunale militare 4 di Berna aveva perciò fissato una pena di sette mesi di detenzione sospesi e 60 aliquote giornaliere da 150 franchi, pure con la condizionale.

Il tribunale d'appello ha lasciato cadere, come già la prima istanza, l'imputazione di tentato omicidio. Per i vari capi d'accusa, il pubblico ministero ha richiesto ieri una pena detentiva di tre anni, di cui almeno sei mesi da scontare.

«L'imputato e le altre guardie di confine non solo non hanno chiesto aiuto, ma hanno anche mancato di umanità»: non hanno chiesto nemmeno un volta alla donna come stava, ha dichiarato l'avvocato della famiglia della donna siriana.

La difesa si è invece battuta per il proscioglimento, sostenendo che nulla indicava inizialmente che l'imputato si trovasse di fronte ad un caso urgente in cui occorreva intervenire.

Davanti alla corte d'appello la donna, che oggi ha 27 anni, ha affermato che tutti avrebbero potuto vedere che non stava bene. Sui suoi pantaloni bianchi erano visibili tracce di sangue. Suo marito e altri parenti chiesero inoltre ripetutamente di chiamare un'ambulanza.

L'imputato ha invece sostenuto di non essersi accorto di nulla di particolare al momento di assumere la responsabilità dell'operazione di rinvio. Il sottufficiale ha dichiarato di essersi reso conto che la donna stava male soltanto quando le persone che l'accompagnavano hanno dovuto caricarla a braccia sul treno. Prima che il convoglio partisse per Domodossola, ha perciò informato i colleghi italiani che sul treno c'era una donna incinta che stava male.

I fatti - La donna, allora 22enne e al settimo mese di gravidanza, fu respinta al confine franco-elvetico di Vallorbe (VD) assieme ad un gruppo di 36 profughi siriani che la notte fra il 3 e il 4 luglio 2014 provarono a raggiungere la Francia sul treno Milano-Parigi. I doganieri francesi li consegnarono alle guardie di confine svizzere per il rinvio in Italia, lo Stato dello Spazio Dublino dove i migranti avevano inoltrato la prima richiesta d'asilo.

I migranti furono dapprima portati in bus a Briga, dove arrivarono poco prima delle 14.30. Da lì avrebbero dovuto proseguire in treno fino a Domodossola. A causa della forte affluenza di passeggeri, legata all'inizio delle vacanze, l'imputato decise di rimandare il viaggio alle 17.00.

I profughi vennero temporaneamente ospitati nei locali di controllo delle guardie di confine di Briga. Poco dopo l'arrivo in Vallese la donna iniziò ad avere dolori e sanguinamenti, che descrisse come doglie. Il marito sostiene di avere avvisato le guardie di confine e di avere ripetutamente chiesto di chiamare un medico, ma senza successo. A Domodossola la siriana ebbe un collasso. Le guardie di frontiera italiane chiamarono subito i soccorsi, ma una volta portata in ospedale, la donna ebbe l'aborto spontaneo.

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