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SVIZZERADipendenza dall'assistenza sociale: dati positivi per i giovani

23.10.18 - 12:00
Per lo studio sono stati presi in considerazione tutti i 17enni che nel 2010 ricevevano prestazioni assistenziali in 14 città. Solo l'8% di essi è rimasto costantemente dipendente dagli aiuti
Keystone
Dipendenza dall'assistenza sociale: dati positivi per i giovani
Per lo studio sono stati presi in considerazione tutti i 17enni che nel 2010 ricevevano prestazioni assistenziali in 14 città. Solo l'8% di essi è rimasto costantemente dipendente dagli aiuti

BERNA - La maggioranza dei giovani beneficiari di assistenza sociale riesce a diventare indipendente. Il 76% dei ragazzi che a 17 anni riceveva aiuti a 23 anni non dipende più dalle prestazioni assistenziali. È quanto dimostra un'analisi realizzata sui giovani per un periodo di 7 anni in 14 città, presentata oggi a Berna.

Per i giovani in formazione, l'Iniziativa delle città per una politica sociale chiede borse di studio che assicurino il minimo vitale e non li spingano ad accettare lavoretti precari.

Per lo studio sono stati presi in considerazione tutti i 17enni che nel 2010 ricevevano prestazioni assistenziali nelle 14 città considerate nel rapporto presentato oggi. Solo l'8% di essi è rimasto costantemente dipendente dagli aiuti per tutto il periodo del monitoraggio. La maggior parte invece è riuscita, temporaneamente o definitivamente, a diventare autonomo: il 76% infatti risultava uscito dall'assistenza a 23 anni.

Il rischio di dover nuovamente ricorrere a prestazioni sociali una volta adulti rimane però nettamente più elevato per i ragazzi che sono cresciuti in una famiglia con difficoltà finanziarie. La situazione è ancora più problematica se non hanno una formazione professionale riconosciuta, ha spiegato Nicolas Galladé, presidente dell'Iniziativa della città.

La capacità dei giovani ad integrarsi e diventare finanziariamente indipendente è particolarmente marcata per gli stranieri. A 15 anni il tasso di ragazzi stranieri in assistenza è del 17,5%, oltre il doppio rispetto ai coetanei svizzeri (7,4%). A 23 anni il divario si riduce notevolmente: 5,6% per gli stranieri, 4,5% per chi ha il passaporto rossocrociato. Questo dimostra che le direttive attuali sono efficaci e permettono ai giovani di emanciparsi dagli aiuti, aggiunge Galladé.

Le ragioni che spingono i giovani in assistenza sono molteplici: problemi di salute, difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro o redditi insufficienti durante la formazione. La maggioranza dei beneficiari fra i 20 e 25 anni "è sul mercato del lavoro", cioè ha un impiego che non garantisce un reddito sufficiente o è alla ricerca di un lavoro.

Per i ragazzi in formazione l'Iniziativa delle città per una politica sociale chiede "un cambiamento di paradigma radicale". Questi giovani non devono più essere spinti ad accettare qualsiasi impiego precario per uscire dall'assistenza, ma avere la possibilità di "formarsi per non essere più poveri". Per questo sono necessarie borse di studio che garantiscano un minimo vitale. Non dipendendo più dalle prestazioni studenti e apprendisti vedrebbero migliorare la loro situazione e quella delle rispettive famiglie e sarebbero maggiormente motivati a portare a termine la formazione.

La situazione nei Grigioni - Per gli stranieri residenti a Coira (GR) il rischio di dipendenza a lungo termine dall'assistenza sociale è tre volte maggiore rispetto alla media nazionale. In generale, tuttavia, i numeri degli aiuti sociali nella capitale retica restano stabili.

Ad essere maggiormente esposti al rischio di assistenza sono le persone con una scarsa formazione scolastica e gli stranieri, comunica la città di Coira in una nota odierna, supportata da un rapporto sul tema - che prende in considerazione 14 città elvetiche - redatto dall'Iniziativa delle città per la politica sociale e dall'Università di Berna.

Cresce inoltre, in quanto ad aiuti sociali, la quota di bambini e giovani, che con il 6,7% rappresenta il doppio rispetto alla media della popolazione cittadina (3,2%). Aiuti sociali superiori alla media svizzera percepiscono anche gli uomini celibi (4,5%) e uomini e donne divorziati (rispettivamente 4,5 e 4,7%).

Tuttavia, prosegue la nota, l'anno scorso l'incremento dei beneficiari è stato, in media, inferiore a quello degli ultimi cinque anni e la durata media delle prestazioni si è attestata a due anni e mezzo, restando stabile.

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