Come in diverse altre nazioni europee, Pro Velo: «Un incidente ogni dieci per sorpassi troppo stretti». L'opposizione: «Semplicemente impraticabile»
ZURIGO - In Germania, Spagna, Portogallo e Irlanda già bisogna farlo: tenere un'adeguata distanza dai ciclisti quando li si sorpassa. Si va da un minimo di 1,5 metri fino a un massimo di 2.
Anche in Svizzera è necessario «lasciare una distanza sufficiente», ma l'entità della suddetta è lasciata alla discrezione di chi guida l'autovettura che sorpassa.
Conducenti che, almeno stando a chi sulle due ruote ci viaggia, spesso e volentieri la prendono «troppo stretta». Lo confermano due terzi dei ciclisti interpellati da un sondaggio promosso da Pro Velo, Vcs, Tcs, Suva e dall'Upi e pubblicato dal Tages Anzeiger.
«Un incidente su dieci che riguarda i ciclisti avviene proprio per questo motivo», spiega il Nazionale socialista e presidente di Pro Velo Matthias Aebischer che ora vuole presentare un'iniziativa parlamentare per iscrivere la distanza di 1,5 metri nella legge.
L'obiettivo, conferma Aebischer, non è punitivo: «Non è per far si che la polizia inizi a distribuire multe a destra e a manca. Piuttosto l'intento dell'iniziativa è quello della sensibilizzazione: vogliamo che chi si trova dietro il volante semplicemente ci pensi».
Critico l'Udc Roland Büchel, pure lui appassionato ciclista, secondo il quale una legge sarebbe semplicemente troppo: «Basta la responsabilità individuale». Inoltre, secondo lui, non tutte le strade elvetiche sono in grado di garantire il metro e mezzo di sicurezza: «Sulle strade di montagna sarebbe praticamente impossibile sorpassare una bici».