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ZURIGORiempì di botte la prozia, otto anni a un 24enne

09.10.18 - 15:37
Il giovane è stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio intenzionale e non, come in prima istanza, di lesioni personali gravi
Ti Press
Riempì di botte la prozia, otto anni a un 24enne
Il giovane è stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio intenzionale e non, come in prima istanza, di lesioni personali gravi

ZURIGO - Pena inasprita in appello a otto anni di detenzione per un 24enne che due anni fa aggredì a Boppelsen (ZH) una prozia, allora 76enne, facendola finire in ospedale in condizioni critiche. Il giovane è stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio intenzionale.

In prima istanza, il ragazzo era stato condannato a 6 anni e mezzo di carcere per lesioni personali gravi. La nuova sentenza non è ancora definitiva. La pubblica accusa chiedeva una condanna a 11 anni e tre mesi di prigione, mentre la difesa si è invano battuta per una riduzione a 36 mesi in parte sospesi.

Il giovane si trova dietro le sbarre dal giorno dell'aggressione, avvenuta nel marzo del 2016. Gli agenti arrivati sul posto trovarono il ragazzo, all'epoca 21enne, con macchie di sangue sui vestiti e in un'altra stanza la prozia gravemente ferita.

Nel corso di un'accesa discussione, sorta perché il nipote aveva venduto una pistola appartenuta alla donna che per questo voleva sbatterlo fuori di casa, l'anziana era stata colpita alla testa con un sasso del peso di due kg, gettata a terra, calpestata, colpita alla testa con una bottiglia e sepolta sotto un cumulo di materassi, coperte e cuscini, fin quando la poveretta non dava più segni di vita. L'anziana signora è tuttavia sopravvissuta alle gravissime ferite.

I due vivevano soltanto da alcuni mesi nella stessa casa. Il giovane venne arrestato senza opporre resistenza e ha ammesso i fatti, negando tuttavia di avere avuto l'intenzione di uccidere la donna.

I giudici del tribunale d'appello lo hanno giudicato colpevole della fattispecie più grave, ossia il tentato omicidio, ma nel fissare la pena gli hanno riconosciuto una serie di attenuanti legate alla sua «infanzia e giovinezza particolarmente difficili».

A quanto si è appreso, il 24enne è figlio di genitori che di punto in bianco abbandonarono una carriera accademica, lasciando la Svizzera per andare a fare i contadini in un paesino della Polonia. Il ragazzo rientrò da solo in Svizzera, dopo aver terminato la scuola dell'obbligo, con l'intenzione di seguire la scuola reclute e possibilmente una carriera militare: un sogno che però non si è avverato.

Senza soldi e senza un lavoro, il giovane andò per un certo tempo a vivere dai nonni. Questi lo mandarono dalla prozia, senza tuttavia chiedere il parere della donna. La donna, che dai vicini era considerata una persona di carattere difficile, non ha mai nascosto che avrebbe volentieri fatto a meno della presenza del pronipote.

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