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ZURIGOEx moschea An'Nur, i presunti aggressori respingono le accuse

01.10.18 - 09:30
In tutto sono 10 le persone che oggi a Winterthur devono rispondere di aggressione, sequestro di persona, minaccia, coazione e lesioni personali per i fatti avvenuti il 22 novembre 2016
Keystone
Ex moschea An'Nur, i presunti aggressori respingono le accuse
In tutto sono 10 le persone che oggi a Winterthur devono rispondere di aggressione, sequestro di persona, minaccia, coazione e lesioni personali per i fatti avvenuti il 22 novembre 2016

WINTERTHUR - Tutto inventato, un complotto di media e giustizia per mettere in cattiva luce i musulmani salafiti: questa la tesi sostenuta dagli imputati nel processo apertosi oggi a Winterthur (ZH) contro dieci uomini, accusati di aver picchiato nel novembre 2016 nella locale moschea An'Nur, nel frattempo chiusa, due suoi frequentatori cui rimproveravano di essere spie.

Tutti devono rispondere davanti al Tribunale distrettuale di aggressione, sequestro di persona, minaccia, coazione e lesioni personali. Gli imputati sono nove adulti e un minorenne. Per quest'ultimo l'udienza si svolgerà a porte chiuse e i giornalisti non saranno ammessi.

Gli imputati, tutti giovani musulmani, hanno negato in aula di aver sequestrato, picchiato e minacciato di morte i loro due accusatori privati, uno dei quali aveva contatti con un giornalista del "Tages-Anzeiger" autore di diversi articoli sull'estremismo islamico in Svizzera.

Gli addebiti nei nostri confronti sono esagerati e sono state dette molte menzogne, ha detto un 26enne afghano, sostenendo che "nessuno è stato picchiato". Un altro imputato ha ammesso di aver dato del "traditore" e dell'"idiota" a uno dei due e di avergli sputato addosso, ma tutti hanno sostenuto che non c'è mai stata violenza. Semplicemente, uno degli accusatori, dopo essere stato visto scattare foto e filmare, è stato preso a parte ed esortato a spiegarsi: è stato solo un "confronto verbale".

Una versione messa in chiaro dubbio da una degli agenti intervenuti nella moschea, dopo che la polizia era stata avvertita per telefono da una toilette della moschea da uno dei due uomini aggrediti. La poliziotta ha dichiarato di non aver mai visto in tutta la sua carriera persone tanto spaventate: i due avevano la "pura paura" negli occhi, ha detto. E uno di loro anche un bernoccolo in testa.

I fatti risalgono al 22 novembre del 2016, quando due frequentatori della moschea, nota come luogo di radicalizzazione islamica jihadista, sarebbero stati picchiati e minacciati da un gruppo di uomini. Uno dei due sarebbe stato obbligato ad ingoiare una banconota da 10 franchi "per aver venduto la sua religione in cambio di denaro". Gli aggressori erano convinti che i due avessero trasmesso informazioni al giornalista Kurt Pelda su un controverso sermone tenuto un mese prima da un 25enne imam etiope.

Nella predica tenuta il 21 ottobre 2016, l'imam aveva sostenuto, davanti a una sessantina di persone, che i musulmani che non pregano in comunità andrebbero "banditi, respinti, evitati e calunniati fino al loro ritorno". E nel caso dovessero perseverare con questo comportamento, andrebbero addirittura uccisi. Per quel sermone, il predicatore etiope è stato condannato lo scorso mese di novembre a 18 mesi di detenzione con la condizionale e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera.

Il processo che si aperto stamani dovrebbe durare diversi giorni visto l'alto numero di imputati. La sentenza sarà resa nota il 23 ottobre.

La moschea An'Nur, che ha chiuso i battenti nel giugno dello scorso anno, era considerata un luogo di radicalizzazione islamica. Secondo varie fonti, sarebbero almeno cinque i ragazzi partiti dalla città zurighese verso la Siria per la jihad, la guerra santa islamica, nelle file dell'Isis.

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