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SVIZZERALe Matin: Tamedia chiede a politica e sindacati di farsi da parte

24.08.18 - 16:22
Contrariamente a quanto deciso in un primo tempo, l'editore sanzionerà chi ha incrociato le braccia all'inizio di luglio
Keystone
Le Matin: Tamedia chiede a politica e sindacati di farsi da parte
Contrariamente a quanto deciso in un primo tempo, l'editore sanzionerà chi ha incrociato le braccia all'inizio di luglio

LOSANNA - L'editore Tamedia ha preso nuovamente posizione oggi nei confronti delle redazioni delle sue testate romande. In una mail, il gruppo zurighese chiede che sindacati e mondo politico cessino di intervenire nel conflitto scaturito dalla fine dell'edizione cartacea di Le Matin e dalla conseguente soppressione di 36 impieghi, 22 dei quali nella redazione. Contrariamente a quanto deciso in un primo tempo, Tamedia sanzionerà chi ha incrociato le braccia all'inizio di luglio.

Con il suo scritto, Tamedia risponde a una lettera dei redattori del 30 luglio, ossia di alcuni giorni dopo la pubblicazione dell'ultima edizione su carta di Le Matin. La società zurighese respinge fermamente la critica secondo cui il suo operato seguirebbe una logica di rendimento a corto termine e sottolinea invece di agire «in modo sostenibile e con previdenza».

Ammessi problemi attuali per lematin.ch - Dalla mail, di cui Kestone-ATS ha ottenuto una copia, si evince che «i costi legati alla redazione di lematin.ch (ossia la versione digitale che sopravvive al soppresso Le Matin cartaceo) sono attualmente più elevati dei redditi previsti». I tre firmatari - Pietro Supino, presidente del consiglio di amministrazione, Christoph Tonini, presidente della direzione generale e Serge Reymond, direttore dei media a pagamento - sono però «persuasi che il posizionamento unico della marca in Romandia e la sua forte audience digitale gli permetteranno di svilupparsi nei prossimi anni».

Buone condizioni quadro - Sempre in merito alla strategia adottata, Tamedia indica che «non è nell'interesse dei giornalisti dare l'impressione al pubblico che le condizioni proposte dall'azienda non permettano loro di realizzare un buon lavoro. Soprattutto se le condizioni sono in realtà migliori che altrove». E senza possibilità di fraintendimento aggiunge: «Lavorate tutte e tutti liberamente presso Tamedia e avete ovviamente la possibilità di seguire altre strade se non credete nell'azienda».

Redattori: «Tamedia bellicosa» - «Il registro di queste lettera non è pacificatore», deplora Melina Schröter, contattata da Kestone-ATS. L'ex giornalista a Le Matin, rappresentante del foglio nella società dei redattori lamenta anche il fatto che Tamedia non abbia inviato lo scritto ai giornalisti licenziati, in quanto «ancora collaboratori» dell'azienda.

Secondo Schröter, la missiva dell'editore complica le cose in vista del tentativo di ripresa di dialogo sociale. A maggior ragione tenendo conto del fatto che l'editore oggi ha anche indicato la portata delle sanzioni per il personale che ha incrociato le braccia. Tamedia si era impegnata a rinunciare a qualsiasi penalizzazione. Questa era infatti stata una condizione posta dai dipendenti affinché sospendessero l'agitazione. Schröter parla di «una concezione del dialogo perlomeno sorprendente».

Decurtato lo stipendio agli scioperanti - Contattato da Keystone-ATS, Patrick Matthey, responsabile della comunicazione presso Tamedia, conferma che il gruppo ha decurtato il salario di agosto degli scioperanti. «Il diritto di sospendere il pagamento del salario per la durata dello sciopero deriva dal principio di base secondo cui un salario è versato solo quale contropartita a un lavoro. Non si tratta dunque di una misura di ritorsione, ma di una conseguenza dell'assenza di una prestazione».

Lo sciopero, poi sospeso, era iniziato il 3 luglio. Il personale delle redazioni romande di Tamedia dichiarava di essere indignato per l'annuncio della soppressione della versione fisica di Le Matin, nonché dei licenziamenti notificati dall'editore «mentre i partner erano impegnati in una procedura davanti all'ufficio vodese di conciliazione e di arbitraggio in materia di conflitti collettivi di lavoro».

Nuovo slancio al dialogo sociale? - In occasione della sospensione dell'agitazione seguita, i redattori hanno fissato un ultimatum all'ormai imminente 3 settembre per ottenere miglioramenti del piano sociale, nonché posti di lavoro supplementari per la versione digitale di Le Matin.

Proprio ieri redazioni e sindacati hanno indicato di voler ristabilire il dialogo con Tamedia e hanno posto le loro condizioni nei negoziati: blocco dei termini di licenziamento, rinuncia alla soppressione di impieghi durante tutta la trattativa, posti supplementari per lematin.ch e un piano sociale equilibrato. La lettera odierna di Tamedia non vi fa riferimento. L'editore spiega a Keystone-ATS che sta analizzando il documento: la priorità per la società zurighese rimane il negoziato sul piano sociale.

Tamedia però non vuole né sindacati né politica - La mail dell'editore comunque dà indicazioni sulla visione delle trattative: «Le questioni e decisioni imprenditoriali non devono essere oggetto di negoziati con i sindacati (...), e soprattutto non devono essere oggetto di negoziati con rappresentanti politici che hanno i loro propri interessi nei confronti dei media e che le redazioni devono considerare con distanza critica».

Il riferimento implicito è a quanto avvenuto quest'estate quando è stata avviata, sotto l'egida del Consiglio di Stato vodese e sostenuta da quello ginevrino, una mediazione su Le Matin dopo tre giorni di sciopero. Tamedia aveva abbandonato il tavolo negoziale.

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