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ARGOVIAStrage di Rupperswil: «Condanna diversa? Sarebbe inconcepibile»

22.08.18 - 12:34
Sono state depositate oggi le motivazioni della sentenza del 16 marzo scorso. Thomas N. potrebbe ricorrere contro la detenzione a vita e l’internamento ordinario
Keystone
Strage di Rupperswil: «Condanna diversa? Sarebbe inconcepibile»
Sono state depositate oggi le motivazioni della sentenza del 16 marzo scorso. Thomas N. potrebbe ricorrere contro la detenzione a vita e l’internamento ordinario

LENZBURG - Detenzione a vita e internamento ordinario. È questo il verdetto sancito lo scorso 16 marzo dal tribunale distrettuale di Lenzburg contro Thomas N, l’autore della strage di Rupperswil. Oggi sono state depositate le motivazioni scritte della sentenza, che non è ancora definitiva. La difesa e l’accusa hanno infatti 20 giorni di tempo per presentare ricorso.

Thomas N. è il responsabile del quadruplo mostruoso assassinio di Rupperswil. Il 34enne è originario della stessa località in cui si svolsero i fatti il 21 dicembre 2015. L'uomo, ricordiamo, ha sgozzato una madre di famiglia 48enne, i suoi due figli di 13 e 19 anni, nonché l'amica 21enne del primogenito. I cadaveri parzialmente carbonizzati furono rinvenuti la sera stessa nella casa di Rupperswil in cui era stato segnalato un incendio. L'uomo, tra l'altro, aveva filmato l'abuso sessuale sull'adolescente di 13 anni prima di ucciderlo.

Nelle motivazioni i giudici giustificano l’ergastolo con il comportamento spregiudicato che l’imputato ha dimostrato più volte. Inoltre, Thomas N. è stato «molto selettivo» in quello che ha raccontato durante il processo. Una condanna diversa per i giudici sarebbe stata «inconcepibile».

Per i giudici non è stato riscontrato alcun pentimento. Anzi, Thomas N. ha cercato di spostare parte della responsabilità sulle vittime. Ad esempio quando ha affermato che «si aspettava che Carla S. - la madre di famiglia - chiedesse aiuto» quando lui l’ha obbligata a prelevare del denaro. Affermazioni che i giudici hanno definito «spudorate».

L’assassino era entrato in casa della famiglia fingendosi uno psicologo scolastico che voleva indagare su un caso di suicidio per bullismo. Inizialmente si era finto interessato solo ai soldi. Ma aveva poi violentato il 13enne, che aveva precedentemente seguito più volte coltivando fantasie sessuali. Poi li aveva uccisi tutti. E in aula si era giustificato: «Ero davanti a due ipotetiche porte. Potevo scegliere di uccidere o di andarmene. Sono stato fermo delle ore prima di decidere».

Sulle accuse di Thomas N. ai metodi subiti durante la detenzione preventiva - con una «sorveglianza a vista» - i giudici spiegato: «Aveva detto allo psichiatra di avere pensato al suicidio, anche se successivamente ha negato». L’arresto, inoltre, era stato definito dall’imputato come «un sollievo». E durante un interrogatorio aveva ammesso di avere «sperato in un ultimo colpo della polizia» che lo avrebbe «salvato».

Nonostante la richiesta dell’accusa per l’internamento a vita, i giudici hanno scelto per quello ordinario. Ma la procuratrice pubblica Loppacher aveva commentato: «Rimarrà dentro per molto tempo». Una terapia ambulatoriale non è infatti stata giudicata sufficiente per «cambiare quello che è» e il rischio di reiterazione è stato definito «molto alto». 

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