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BERNA / ZUGODetenuto internato chiede di morire con Exit

27.07.18 - 19:30
L'uomo è affetto da una malattia ai polmoni e da una grave turba psichica non curabile. L'organizzazione di assistenza esaminerà la richiesta
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Detenuto internato chiede di morire con Exit
L'uomo è affetto da una malattia ai polmoni e da una grave turba psichica non curabile. L'organizzazione di assistenza esaminerà la richiesta

BERNA - Un detenuto 64enne internato nel canton Zugo ma per il quale è responsabile il Canton Berna ha chiesto di poter morire con l'aiuto di Exit. L'organizzazione di assistenza al suicidio gli ha risposto che la sua richiesta sarà esaminata con attenzione.

Il caso - reso di dominio pubblico oggi dal quotidiano bernese "Der Bund" - pone infatti una serie di problemi che devono essere chiariti. Il giornale fa riferimento a sua volta a Reform91, una organizzazione che sul suo sito web (reform91.ch) si definisce «per detenuti ed emarginati» ed è stata fondata nel marzo 1990 da detenuti del penitenziario di Lenzburg (AG).

Peter Zimmermann, presidente di Reform91, ha detto oggi a Keystone-ATS - che ha potuto a sua volta prendere visione del dossier - di non essere al corrente di altre richieste simili da parte di detenuti in Svizzera e che la sua organizzazione si è rivolta ai media con l'accordo dell'interessato. Da parte sua Exit non ha voluto fornire altri ragguagli, precisando che non comunica sui casi singoli.

Nella sua richiesta a Exit il detenuto scrive che la sua vita non vale più la pena di essere vissuta per tre motivi. In primo luogo soffre di una malattia dei polmoni che sta peggiorando «inarrestabilmente». In secondo luogo, da anni i medici legali gli hanno diagnosticato una turba psichica grave e non curabile. Infine il Canton Berna gli nega da diversi anni la possibilità di uscite accompagnate dal carcere, nonostante una sentenza del Tribunale superiore (Obergericht) bernese. Questo rifiuto - aggiunge - gli toglie qualsiasi «prospettiva per il futuro» ed è una «tortura psichica».

L'ufficio per l'esecuzione delle pene (AJV) del Canton Berna, interpellato oggi al riguardo, risponde che non gli è pervenuta alcuna richiesta di suicidio accompagnato, ragione per cui non si occupa per il momento della faccenda.

Il capo dell'AJV, Thomas Freytag, ha peraltro confermato quanto detto al "Bund" dal suo vice Laszlo Polgar, ossia che la legge non regola ancora casi come questo e che l'attuale politica di rischio zero comporta oggi il fatto che i detenuti rimangono in carcere più a lungo. A suo avviso, «quando un detenuto sconta una pena, non può essergli concesso di sottrarsi alle sentenze dei tribunali con il suicidio».

Il detenuto in questione - che secondo "Der Bund" è internato per reati sessuali nel penitenziario intercantonale Bostadel di Menzingen (ZG) - nel 2016 aveva presentato ricorso al Tribunale superiore bernese contro l'AJV, che gli aveva negato di poter incontrare la madre 86enne, residente in Austria e che non può venire a visitarlo in Svizzera.

Secondo la decisione del tribunale pubblicata sul sito internet della Giustizia bernese, l'Ufficio di esecuzione delle pene ha ingiustamente negato all'uomo un congedo. Il tribunale ha inoltre criticato la pratica restrittiva in materia dell'AJV. Il detenuto sostiene di non aver mai potuto incontrare sua madre fuori dal carcere, un'affermazione che l'AJV non ha voluto commentare per ragioni di protezione dei dati.

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