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SVIZZERADisoccupati "senior": pressione sulla politica

24.07.18 - 10:11
Le associazioni di rappresentanza si muovono e chiedono il lancio di un'iniziativa popolare
Disoccupati "senior": pressione sulla politica
Le associazioni di rappresentanza si muovono e chiedono il lancio di un'iniziativa popolare

BERNA - La politica, che lo voglia o no, ora dovrà occuparsi dei disoccupati ultracinquantenni e prendere posizione sul tema grazie al lancio di un'iniziativa popolare. Per le associazioni che rappresentano i senza lavoro in questa fascia di età, il problema finora è stato sottovalutato, eppure rappresenta una vera e propria «bomba a orologeria» che nei prossimi anni causerà ingentissimi costi sociali.

La raccolta di firme per l'iniziativa popolare «LPP - Lavoro invece di povertà», lanciata dall'associazione Workfair 50+, è iniziata il 10 luglio. Nessun partito per il momento ha deciso di sottoscrivere la proposta, che prevede l'introduzione di un contributo unico della cassa pensione indipendente dall'età, «ma abbiamo avuto reazioni molto positive e PPD e Partito evangelico ci hanno chiesto un incontro per illustrare il nostro testo», ha spiegato a Keystone-ATS Pierre Bayerdörfer del comitato direttivo.

«Molti ultracinquantenni rischiano il licenziamento a causa dei costi elevati della cassa pensione a partire dai 45 anni e sono sempre più frequenti i casi di sostituzione con dipendenti 'meno costosi', soprattutto in Ticino e a Ginevra. La nostra proposta vuole impedire che il lavoratori cosiddetti 'anziani' vengano discriminati per cause economiche», ha aggiunto.

Il tasso di disoccupazione (sia SECO che ILO) degli over 50 è più basso rispetto a quello generale, ma il numero di senza lavoro in questa fascia di età cresce più rapidamente della media. Dal 2010 al 2017 i disoccupati calcolati in base ai criteri dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) sono aumentati del 10% in generale, quelli di oltre 50 anni del 39%, secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica.

La stessa tendenza si ritrova anche per quanto riguarda i beneficiari dell'assistenza sociale. Dal 2011, anno dell'entrata in vigore della revisione della Legge sull'assicurazione contro la disoccupazione, il numero globale dei disoccupati che hanno ricevuto prestazioni assistenziali è salito del 33%, quello dei senza lavoro ultracinquantenni del 50,3% e questa fascia di età rappresenta ormai un quinto del totale.

Secondo Workfair 50+, solo il 13,7% dei disoccupati "anziani" che beneficiano dell'aiuto sociale riesce a ritrovare un vero lavoro. Visto il costante invecchiamento della popolazione, la discriminazione degli ultracinquantenni rischia di causare costi sociali miliardari a carico di cantoni e comuni.

«Un cinquantenne che prima finisce in disoccupazione poi in assistenza, dopo aver speso i risparmi e liquidato i suoi averi, una volta arrivato alla pensione dovrà richiedere le prestazioni complementari e se verrà ricoverato in casa anziani i costi ricadranno sulle collettività», spiega Bayerdörfer.

L'associazione calcola che a seconda dell'età e delle condizioni di salute, un disoccupato "anziano" potrebbe costare anche diversi milioni. «Piuttosto che spendere tutti questi soldi in aiuti, sarebbe meglio investire in misure specifiche per favorire il reinserimento degli ultracinquantenni nel mondo del lavoro», aggiunge Pierre Bayerdörfer.

«È incredibile che in un paese florido come la Svizzera, con un costante aumento degli occupati, chi ha più di 50 anni non riesca a trovare un impiego e cada in povertà dopo aver lavorato 30 anni e più», si indigna Luigi Miriello, vicepresidente di 50etplus. «Ci sono molte iniziative sorte in questi anni per favorire l'accesso dei giovani al mondo del lavoro, ed è giusto che sia così perché loro sono il nostro futuro. Ma noi, i baby boomer, abbiamo contribuito al benessere di questo paese, non ci meritiamo un simile trattamento».

In fondo - aggiunge - «quel che si chiede sono misure di reinserimento mirate e un sostegno adeguato anche per i disoccupati più in là con gli anni. Se la politica continuerà ad ignorare il problema, il numero di beneficiari dell'assistenza non farà che crescere». Alla fine taglieranno le prestazioni a tutti, peggiorando la situazione, mette in guardia Miriello.

Anche la Conferenza svizzera delle istituzioni dell'azione sociale (COSAS), preoccupata per l'esplosione dei costi sociali, ha proposto in febbraio che gli "over 55 anni" rimasti senza lavoro continuino ad essere coperti dall'assicurazione contro la disoccupazione (AD) fino all'età di pensionamento.

La maggioranza delle persone che esaurisce il diritto alle indennità a quell’età - spiega la COSAS - non riesce ad ottenere un impiego che garantisca almeno il minimo vitale. Chi è iscritto agli Uffici regionali di collocamento e ha versato contributi per almeno 20 anni quindi dovrebbe continuare a ricevere indennità che garantiscano un'esistenza dignitosa, come avviene per le prestazioni complementari AVS/AI.

Interrogati sui costi della proposta, i responsabili dell'organizzazione hanno spiegato che tutto dipenderà dall'atteggiamento delle aziende: se assumeranno gli over 55 anni non costerà nulla, se invece continueranno a licenziarli e discriminarli allora questa soluzione sarà molto onerosa. «È l'economia che ha il controllo sui costi», hanno sottolineato.

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COMMENTI
 

Bob Lutz 5 anni fa su tio
Le classiche aziende delle ex regie federali sono le prime ad esternalizzare i mestieri occupati da personale addetto a lavori logoranti. Quelli rimasti in casa vengono licenziati tra i 45 e 50 anni a favore dei frontalieri. La par condicio è che anche loro arriveranno a 45/50 anni.

dan007 5 anni fa su tio
In Francia gli apprendisti non sono vincolati da oneri sociali in più ricevono degli incentivi da parte dello stato dovremmo fare li stesso con gli Over 50 in questo caso costerebbero meno che restare in disoccupazione
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