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TURGOVIAL'autoapprovvigionamento di viveri è assicurato in caso di necessità

19.07.18 - 18:11
Ogni abitante avrebbe a disposizione al massimo 2'340 calorie al giorno
Tipress
L'autoapprovvigionamento di viveri è assicurato in caso di necessità
Ogni abitante avrebbe a disposizione al massimo 2'340 calorie al giorno

ETTENHAUSEN - Se la Svizzera in caso di necessità fosse costretta a rinunciare alle importazioni, l'approvvigionamento di viveri per la popolazione sarebbe garantito. Tuttavia bisognerebbe stringere la cinghia: ogni abitante avrebbe a disposizione al massimo 2'340 calorie al giorno.

Lo dimostrano simulazioni dell'istituto federale di ricerca Agroscope su mandato dell'Ufficio federale per l'approvvigionamento economico del paese (UFAE). Tale valore è nettamente inferiore all'attuale consumo medio, pari a 3'015 kcal, ma si situa comunque al di sopra della maggior parte dei valori indicati dalla Società svizzera di nutrizione (SSN), afferma Agroscope in un comunicato diramato oggi.

La popolazione dovrebbe limitarsi nel consumo di carne di maiale e pollame così come di uova, che rappresenterebbero ormai una quota molto modesta. Bisognerebbe diminuire fortemente anche l'utilizzo di olio commestibile, burro/panna e altri grassi, cioccolato/cacao, formaggio, pasta, vino e birra, e in maniera meno drastica quello di zucchero. Per contro si assumerebbe nettamente più latte e yogurt, prodotti da forno e patate e un po' più di verdure.

Visto che il consumo di latte fresco aumenterebbe, tutte le superfici inerbite disponibili verrebbero utilizzate per la sua produzione. Una parte dei prati naturali verrebbe inoltre riconvertita, come durante la seconda guerra mondiale, in terreni agrabili.

Anche l'effettivo di animali da reddito cambierebbe drasticamente, viene affermato nello studio. Si può rinunciare più ad animali che mangiano foraggio concentrato (cereali, mais, soia) che a quelli che si alimentano con foraggio grezzo (fieno, erba, ecc). Di conseguenza gli effettivi di maiali da macello e di pollame si ridurrebbero di quasi il 90%. La flessione nella produzione animale si spiega con il fatto che l'utilizzo diretto di alimenti vegetali è più efficiente dal punto di vista energetico rispetto alla lavorazione attraverso l'alimentazione degli animali da reddito.

Lo studio, che prossimamente sarà pubblicato sulla rivista specializzata "British Food Journal", rientra nella tradizione del Piano alimentare pubblicato l'ultima volta nel 1990. In esso vengono simulati scenari di grave penuria dovuta ad importanti perdite di raccolto o a "politiche economiche restrittive da parte di altre nazioni, soprattutto grandi paesi esportatori". In base allo scenario sviluppato è emerso che nel contesto attuale le superfici per l'avvicendamento delle colture necessarie dovrebbero ammontare ad almeno 440'000 ettari per garantire l'autoapprovvigionamento.

Nei calcoli è stato presupposto che oltre alle terre e al know-how degli agricoltori sarebbero a disposizione tutte le risorse necessarie alla produzione. Le uova da cova per la produzione di pollame così come fertilizzanti e prodotti fitosanitari potrebbero ancora essere importati, mentre lo scenario esclude ogni altro tipo di importazione o esportazione, inclusi i foraggi. Non sono nemmeno incluse le riserve obbligatorie usuali.

Inoltre, per tener conto delle incertezze dello scenario scelto, nel modello è stata effettuata una deduzione del 10% delle quantità di raccolto. Si è pure partiti dal presupposto che non si ricorrerebbe al mais e all'orzo per l'alimentazione umana.
 
 

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COMMENTI
 

GI 5 anni fa su tio
interessante ma, del 90% di maiali e pollame in "esubero" che ne facciamo ???
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