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ZURIGOL'inaccessibile profilo Facebook dei defunti: «Ci vorrebbero dei giudici coraggiosi»

16.07.18 - 06:01
In Germania gli account social dovranno andare agli eredi. In Svizzera, però, le corti non vogliono pestare i piedi alla politica
Keystone
L'inaccessibile profilo Facebook dei defunti: «Ci vorrebbero dei giudici coraggiosi»
In Germania gli account social dovranno andare agli eredi. In Svizzera, però, le corti non vogliono pestare i piedi alla politica

ZURIGO - La scorsa settimana, il Tribunale federale tedesco ha stabilito un precedente che farà scuola in quel Paese: quando una persona muore, il suo profilo Facebook diventa degli eredi. Un automatismo che non è contemplato dalle condizioni di utilizzo del social il quale, anzi, quando riceve notizia del decesso di un utente trasforma il suo profilo in “account commemorativo”, una sorta di libro delle condoglianze digitale al quale gli eredi non possono accedere e del quale non possono cambiare (quasi) nulla.

La Svizzera in una zona grigia - In Svizzera, dove esistono 3,8 milioni di profili Facebook attivi, la situazione rimane questa. Nonostante un postulato sulla «morte digitale» del consigliere nazionale socialista Jean Christophe Schwaab risalente al 2014, l’“eredità digitale” rimane in una zona grigia: i dati registrati su supporti di memoria di proprietà del defunto si ereditano, quelli ospitati su server esterni non è detto, la situazione non è chiara giuridicamente.

«Ci vorrebbe un giudice coraggioso» - «Un giudice coraggioso potrebbe emettere anche in Svizzera la stessa decisione presa in Germania», afferma Martin Steiger, avvocato esperto in diritto del mondo digitale. Perché dovrebbe essere «coraggioso», gli chiediamo? Facebook è forse un avversario troppo potente? «Il problema non è Facebook», afferma. «Il problema è che in Svizzera è inusuale che i giudici intervengano nei processi decisionali della politica», precisa, ricordando come la revisione della Legge federale sulla protezione dei dati (LPD) e quella del diritto successorio siano ancora in alto mare. Il Consiglio federale aveva rimandato la risposta alle istanze del postulato Schwaab proprio alla revisione della LPD.

Consulenze sempre più frequenti - Ma gli svizzeri si preoccupano davvero di cosa sarà della loro vita social quando saranno passati a miglior vita? «Capita sempre più spesso che le persone chiedano una consulenza riguardo alla propria eredità digitale o che lo facciano i loro eredi», spiega l’avvocato. In parte, continua, vogliono mettere le cose a posto per quanto riguardo patrimoni «emotivi» come le collezioni musicali: «Prima erano sotto forma di CD, ora sono playlist su Apple Music o Spotify», sottolinea Steiger. Le domande vertono anche sull’eredità delle criptovalute come i Bitcoin, aggiunge.

Il profilo Facebook nel testamento? - Sembra ancora presto, però, perché la gente si preoccupi di dare disposizioni riguardo ai propri account social nel proprio testamento, uno scritto che peraltro lascia dietro di sé solo un defunto su quattro. «Specialmente le persone più anziane, che sono quelle che tipicamente muoiono, non danno ancora tanta importanza alla propria eredità digitale come fanno i giovani», spiega il nostro interlocutore. «Tuttavia - conclude -, oggi come oggi ci sono a volte anche persone di 60 o 70 anni che sono molto attive su internet».

Le regole del social - Quando un utente Facebook muore senza lasciare disposizioni particolari, il social rende il suo account "commemorativo" non appena viene a conoscenza del suo decesso. Su questo profilo, accompagnato dalla dicitura "In memoria di", gli amici possono pubblicare dei ricordi, sempre che in vita il defunto avesse permesso agli altri utenti di postare contenuti sulla sua pagina. Nessuno può accedere a un profilo commemorativo o cancellarlo e i contenuti rimangono disponibili secondo le impostazioni della privacy stabilite dalla persona deceduta.

Diverso è il caso in cui un utente stabilisce che il proprio profilo debba essere eliminato in caso di morte o nomina un "contatto erede". Quest'ultimo, infatti, avrà accesso al profilo commemorativo e potrà aggiornare la foto profilo e di copertina, rispondere alle nuove richieste di amicizia, scrivere un post finale fissato in alto e chiedere la rimozione dell'account. Non potrà invece cancellare o modificare post, leggere i messaggi della chat, eliminare degli amici o inviare nuove richieste di amicizia. 

Il caso tedesco - Giovedì scorso il Tribunale federale tedesco ha messo fine a un lungo contenzioso legale che vedeva la madre di una 15enne morta in circostanze poco chiare nel 2012 opporsi a Facebook.

La donna - che aveva i dati di accesso della figlia, ma non poteva leggere le sue chat poiché il profilo era diventato commemorativo - chiedeva di poter vedere i suoi messaggi privati per tentare di capire se la giovane, travolta da un convoglio della metropolitana, si fosse suicidata o fosse stata vittima di un incidente. Sperava che nelle sue chat si nascondesse qualche messaggio che chiarisse questo atroce dubbio.

Il social, dal canto suo, si opponeva a questa richiesta sostendendo di voler tutelare il diritto alla privacy degli utenti che erano in contatto con la 15enne, che si aspettavano che i loro messaggi rimanessero riservati.

Ora, l'alta corte ha stabilito che non c'è ragione per cui il contratto fra la 15enne e Facebook - e, con esso, il diritto ad accedere al suo profilo - non passi ai suoi eredi. Gli utenti che comunicavano con la giovane, poi, potevano ragionevolmente aspettarsi che i loro messaggi venissero recapitati a un determinato account, ma non che fossero letti solo ed esclusivamente dalla 15enne.

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COMMENTI
 

Lucadue 5 anni fa su tio
Leggendo cose come queste, mi sento felice di essere uscito da Facebook.

Zico 5 anni fa su tio
non sono reperibile su Fb nè da vivo nè da morto.....

ToMaTe_81 5 anni fa su tio
I problemi della vita per Flavio Zana sono sicuramente altri fortuna sua; essere sempre reperibile su facebook fa sicuramente parte della lista.
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