Le contatta sui social, le fa innamorare di lui e poi si trasforma in un pappone. L'ACT212 mette in guardia
BERNA - Nel 2017 il centro di consulenza e segnalazione svizzero contro la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale ACT212 ha registrato undici casi di vittime di “loverboys”, uomini che adescano delle ragazze con mille lusinghe, le convincono di essere innamorati di loro e le costringono a fare sesso con altri uomini filmandosi. «Lo fanno tutte, mi ami o no?», dicono loro per convincerle.
La NZZ am Sonntag ha raccontato alcuni di questi casi. La consigliera nazionale Marianne Streiff (Partito evangelico svizzero) ha chiesto al Consiglio federale come intenda proteggere queste giovani. Noi abbiamo intervistato Irene Hirzel, direttrice dell’ACT212.
Signora Hirzel, i “loverboys” come entrano in contatto con le loro vittime?
Solitamente entrano in contatto con la loro prossima vittima praticamente all’interno di camera sua, attraverso i social. Per molte ragazzine si tratta del loro primo grande amore. Il “loverboy” è il principe dei sogni, è comprensivo, fa loro regali. Il suo comportamento, però, cambia in fretta.
Che cosa succede a quel punto?
Rende metodicamente la vittima dipendente da lui e la isola sempre di più dagli amici e dalla famiglia. Una volta raggiunta la dipendenza emotiva, può chiederle praticamente tutto: pratiche sessuali hardcore, sesso con i suoi “amici”, che in realtà sono clienti paganti o produttori di film porno. A quel punto il “loverboy” non è già più un amico, è un protettore.
Quanto spesso capita?
Nel 2017 abbiamo registrato 11 casi. Quelli sommersi, però, potrebbero essere molti di più. Molte vittime non chiedono aiuto perché si vergognano. È per questo che vogliamo sensibilizzare la gente e mostrare che un aiuto esiste e chi si trova in questa situazione non è solo.