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SVIZZERALinea dura con le moschee come in Austria: «Lì ci sono impegni reciproci»

12.06.18 - 07:03
Quadri invita a prendere esempio, ma solo in parte, dai nostri vicini. «Nulla vieta», commenta. Quel modello è «più produttivo»?
Fotolia/Tipress
Linea dura con le moschee come in Austria: «Lì ci sono impegni reciproci»
Quadri invita a prendere esempio, ma solo in parte, dai nostri vicini. «Nulla vieta», commenta. Quel modello è «più produttivo»?

BERNA - Con un'interpellanza, il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri ha chiesto lunedì al Consiglio federale perché la Svizzera non possa prendere esempio dall'Austria e vietare i finanziamenti esteri alle moschee presenti sul suolo della Confederazione. Il modello citato da Quadri, tuttavia, è un po' più complesso di così: il Paese alpino, infatti, vieta, sì, questi finanziamenti, ma riconosce anche l'Islam come religione ufficiale. Ne abbiamo parlato con lo stesso Quadri e con Silvio Ferrari, Professore ordinario di Diritto canonico presso l'Università di Milano e visiting professor alla Facoltà di Teologia di Lugano. 

In Austria c'è un «pacchetto» di impegni reciproci - «La principale differenza è che in Austria esiste una legge recente, del 2015, sullo statuto giuridico della comunità musulmana. In Svizzera, invece, non esiste nulla di questo tipo», spiega Ferrari. La norma consiste in un «pacchetto» che prevede «impegni» sia da parte della comunità musulmana che dello Stato austriaco: «Vi sono misure che vanno dall’insegnamento della religione musulmana a scuola al riconoscimento giuridico delle comunità musulmane, dal divieto del loro finanziamento dall’estero alla dichiarazione del rispetto dei valori fondamentali dello Stato», illustra lo studioso. Tale sviluppo, precisa, è stato possibile anche grazie a una «tradizione di familiarità» con le comunità musulmane, che abitavano numerose i Balcani sotto l’Impero Austro-Ungarico.

Una soluzione «più produttiva» - Ferrari ritiene che l’approccio di Vienna possa essere «più produttivo» rispetto a «misure specifiche che colpiscono genericamente la comunità musulmana»: «Ovviamente, però, se vi sono prove chiare di attività illegali, queste vanno perseguite - precisa-. A quel punto, tuttavia, non si tratta più di una questione di Islam o non Islam, ma di reato o non reato».

«Devono capire che lo Stato non è un nemico» - L’«impegno» reciproco promosso in Austria, però, non ha impedito di arrivare all’espulsione di diversi imam e alla chiusura di alcune moschee: è comunque un’esperienza riuscita? «La valuto positivamente sul medio-lungo periodo - risponde Ferrari -. I musulmani radicalizzati non scompaiono appena si fa una legge: bisogna ragionare sulle giovani generazioni, sulla necessità di assicurare un quadro giuridico stabile per le comunità religiose di un Paese». L’obiettivo? «I fedeli di queste comunità devono sapere che cosa è lecito fare e cosa no. Inoltre, è importante che sappiano che, se restano nei limiti della legalità, lo Stato non è un nemico».

Quadri: «È vero che  l’Austria riconosce l’Islam, ma… » - «È vero che l’Austria riconosce l’Islam come religione ufficiale e contemporaneamente vieta i finanziamenti esteri alle moschee, ma non è che una cosa sia necessariamente legata all’altra», ribadisce da noi contattato Lorenzo Quadri. «L’Austria ha scelto questa via, ma nulla impedisce di vietare i finanziamenti esteri alle moschee senza bisogno di riconoscere l’Islam come religione ufficiale, che fra l’altro sarebbe una questione di competenza cantonale», aggiunge. Secondo il consigliere nazionale leghista, il rischio rappresentato da questi finanziamenti per la diffusione dell’Islam radicale in Europa è molto grande e deve portare anche la Svizzera ad agire.

«Non ci sono problemi di terrorismo cristiano» - E come sarebbe possibile conciliare i diritti costituzionali in materia di non discriminazione con un divieto mirato alle sole moschee? «I diritti costituzionali valgono per tutti, ma non valgono in maniera assoluta - argomenta Quadri -. Possono essere limitati se sono cumulativamente dati i presupposti della base legale, dell’interesse pubblico e della proporzionalità». Quindi, un divieto limitato sarebbe possibile «perché non risulta che ci siano problemi di terrorismo cristiano, ebraico o buddhista in Svizzera»: «Il pericolo viene da una particolare religione: non vedo il problema di intervenire», conclude.  

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COMMENTI
 

Monello 5 anni fa su tio
....si Pepperos ed a quanto pare siamo in parecchi ad essere ignoranti !!

shooter01 5 anni fa su tio
Ha ragione Quadri, se un individuo è ospite del nostro paese DEVE adeguarsi alle nostre leggi e se è naturalizzato DOVREBBE essere integrato, a meno che non si tratti di passaporti in cambio di voti. Certi estremismi spacciati come religione qui non devono avere spazio. Non occorre avere la costituzione austriaca per vietare finanziamenti alle moschee

Pepperos 5 anni fa su tio
Il Signor Quadri si studi lla costituzione Svizzera! Capirebbe, che applicazione dell'organiza austriaca e incostituzionale in Svizzera. Capisco che c'è sempre qualcuno che vive d'ignoranza.
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