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VALLESESolvente cancerogeno nel ruscello: «Non abbiamo violato la legge»

30.05.18 - 17:57
Dallo stabilimento di Visp sarebbero state scaricate a più riprese sostanze illecite nel corso d'acqua o sarebbero state depositate lasciandole filtrare nel terreno fino alla falda
Keystone
Solvente cancerogeno nel ruscello: «Non abbiamo violato la legge»
Dallo stabilimento di Visp sarebbero state scaricate a più riprese sostanze illecite nel corso d'acqua o sarebbero state depositate lasciandole filtrare nel terreno fino alla falda

VISP - Violazione della legge sulla protezione delle acque e inquinamento colposo di acqua potabile. Sono le accuse mosse al gruppo chimico Lonza dal Ministero pubblico vallesano. L'azienda avrebbe sversato per anni in un ruscello un solvente cancerogeno, senza fare niente per evitarlo.

Dallo stabilimento di Visp sarebbero state scaricate a più riprese sostanze illecite nel corso d'acqua o sarebbero state depositate lasciandole filtrare nel terreno fino alla falda, si legge nell'atto di accusa presentato al tribunale distrettuale di Visp, visionato dall'ats. Fra il 2011 e il 2012 e tra il 2014 e il 2017 a valle del comune sono stati registrati vari casi di inquinamento da 1,4-diossano.

Questo solvente viene utilizzato per la fabbricazione di coloranti e vernici, detersivi, cosmetici, insetticidi ed erbicidi. I suoi vapori sono sospettati di causare danni renali e al sistema nervoso. Ad alte dosi è cancerogeno e probabilmente anche a basse.

L'inquinamento da 1,4-diossano è venuto alla luce nella primavera del 2014 nel corso di un controllo delle acque di falda ordinato dal Cantone in vista del completamento dell'autostrada A9. In alcuni punti, i valori registrati superavano di dieci volte quelli raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Nell'estate del 2014 Lonza ha concordato con il Servizio cantonale dell'ambiente (SEN) un limite massimo di 8 chili di 1,4-diossano al giorno nelle acque reflue industriali. Per il Rodano è stata fissata una soglia di 6,6 microgrammi per litro.

Questi valori sarebbero stati ampiamente superati in diversi casi anche in seguito. Stando all'accusa, Lonza sarebbe stata al corrente sin dal 2012 che le dosi di 1,4-diossano sversate erano troppo elevate. L'azienda avrebbe potuto intervenire e impedire la contaminazione, secondo il Ministero pubblico.

Tuttavia, non è possibile determinare chi nell'impresa sia responsabile dell'inquinamento. Viste le carenze nella struttura organizzativa dello stabilimento Lonza di Visp, i reati non possono essere imputati a nessuna persona fisica. Non vi è però dubbio, sempre secondo il Ministero pubblico, che a risponderne debba essere questa azienda, poiché è la sola in Vallese a fare ampio uso del solvente in questione.

In una presa di posizione, Lonza afferma di non aver violato la legge sulla protezione delle acque. Secondo il gruppo chimico, la popolazione e l'ambiente non sono mai stati messi in pericolo. Quando l'inquinamento è stato scoperto, continua Lonza, non esistevano limiti specifici per l'acqua potabile, le acque di falda e le acque reflue industriali.

Nel suo atto di accusa, il Ministero pubblico chiama in causa anche il Cantone. Il SEN avrebbe dovuto avviare le procedure per determinare le responsabilità. Il Servizio dell'ambiente avrebbe dovuto applicare attivamente le procedure e definire le responsabilità per il trattamento delle sostanze pericolose, invece di reagire solo a inquinamento avvenuto.

In una presa di posizione, la consigliera di Stato vallesana Esther Waeber-Kalbermatten ha dichiarato all'ats che l'acqua potabile non è mai stata interessata dal problema. Diossano è stato trovato nell'acqua di due fontane che sono state temporaneamente chiuse, ha aggiunto.

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