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SVIZZERAPronti alla guerra come in Svezia? «Le informazioni ci sono, ma non tutti le consultano»

24.05.18 - 06:01
Il Paese scandinavo invia un opuscolo a tutti gli abitanti. In Svizzera si potrebbe fare di più, spiega l'esperto di sicurezza
Keystone
Pronti alla guerra come in Svezia? «Le informazioni ci sono, ma non tutti le consultano»
Il Paese scandinavo invia un opuscolo a tutti gli abitanti. In Svizzera si potrebbe fare di più, spiega l'esperto di sicurezza

BERNA - Come riportato nei giorni scorsi, la Svezia si appresta a distribuire a tutta la popolazione un opuscolo contenente informazioni su come comportarsi in caso di guerra o di crisi. Fra le indicazioni vi si legge anche che in nessun caso le forze armate o la popolazione dovranno arrendersi al nemico. Con Alexandre Vautravers, esperto di sicurezza al Global Studies Institute dell'Università di Ginevra, abbiamo parlato di quanto sia preparata la Svizzera a simili minacce. 

Che cosa può imparare la Svizzera da questo caso?

La Svizzera non è tanto più lontana dalla Russia della Svezia. Tutti hanno interesse che l’Europa sia stabile, ma l’unica garanzia perché ciò avvenga è che esista un equilibrio fra le forze armate russe e quelle dell’Europa. Quelle della parte settentrionale del continente si sono contratte sempre di più a causa della politica di pace degli Anni ‘90. Ora è necessario ristabilire questo equilibrio, ma siamo ancora lontani: la Svezia dispone per esempio di jet da combattimento, ma non ha missili terra-aria a lunga gittata.

La Svizzera investe a sufficienza nella difesa?

Negli ultimi 5-8 anni molti Paesi europei hanno alzato il proprio budget per la difesa. Lo si nota in particolar modo in Francia, Svezia, Norvegia, Polonia e Germania. Ora, dopo alcuni anni, anche la Svizzera ha seguito questa tendenza con un incremento su scala minore. L’aumento dell’1,4% del budget per la difesa approvato dal Parlamento, però, è piccolo rispetto al riarmo che stanno portando avanti i nostri vicini.

L’esercito è importante, la protezione delle infrastrutture anche. Come è messa la Svizzera?

La protezione delle infrastrutture sensibili è centrale. A tal proposito la Svizzera si posiziona molto bene. Ha un piano strategico e si è già concentrata su questo aspetto in passato. Il Consiglio federale, poi, prende sul serio anche i cyber-attacchi, in previsione dei quali sono stati sviluppati degli strumenti e una strategia. Anche gli approvvigionamenti, però, sono un tema importante per un piccolo Paese senza porto come la Svizzera e su questo aspetto trovo che ci sia ancora da lavorare. Fino al 1990 la Svizzera aveva ancora importanti riserve strategiche. Oggi, invece, non ce ne sono quasi più.

La Svezia punta sulla difesa e sull’informazione alla popolazione. Come valuta la situazione in Svizzera?

Le informazioni sono a disposizione, ma non tutti gli abitanti si prendono il tempo di consultarle. Quando avete sentito parlare l’ultima volta di questi temi sui giornali o in televisione? Bisogna però dire che persino durante la Guerra fredda c’era chi non sapeva dove fosse il rifugio più vicino. Sono questioni da prendere sul serio e che chiamano in causa i Cantoni.

L'ha sorpresa il fatto che la Svezia abbia spedito alla popolazione l’opuscolo “Se scoppiano la guerra o una crisi”?

Negli Stati baltici una brochure simile era già stata distribuita dal 2011 al 2012. Nell’Europa centrale, però, è una cosa nuova.

Perché arriva proprio adesso?

Nel 2015 le Forze aeree russe hanno svolto un’esercitazione con bombardieri strategici. Due Tupolev hanno simulato un attacco su Stoccolma. Le Forze aeree svedesi si sono rese conto di tale esercitazione grazie a un radar a lunga portata. Anche il Comando supremo dell’esercito svedese ne era a conoscenza, ma non è stato in condizione di far alzare in volo i caccia intercettatori. L’esercito ha così dovuto constatare che non era possibile proteggere la popolazione di Stoccolma da un simile attacco e ciò ha portato a una crisi politica.

Come si è arrivati a tanto?

Il governo svedese aveva abolito l’obbligo di prestare servizio militare e aveva sensibilmente ridotto gli effettivi fino ad arrivare ad avere solo tre battaglioni di manovra. L’esercito era stato orientato verso le missioni di pace internazionali. La difesa del territorio era diventata impossibile.

Che cosa è cambiato dopo quanto avvenuto nel 2015?

È stato reintrodotto il servizio militare obbligatorio, sono stati stampati gli opuscoli e sono state fatte grandi esercitazioni in tutti i settori dell’esercito. Il numero delle unità di combattimento dovrebbe essere portato a sette quest’anno e a 10 nel 2020. Un mese fa è stata inoltre condotta un’esercitazione con 33mila soldati. Nel 2020 dovrebbe invece avere luogo un’esercitazione d’allarme dell’intero esercito.

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COMMENTI
 

mark72 5 anni fa su tio
Io mi chiedo perché non dicono dove trovare le informazioni utili oppure perché non ci inviano a tutti un opuscolo con spiegato cosa fare e cosa avere in caso di necessità a disposizione?

Equalizer 5 anni fa su tio
La Svizzera non può più fare niente, "il nemico è in casa" non dimenticatevi che un quarto dei residenti nella nostra nazione è straniero, mentre in Svezia si fermano al 14,3 percento.

Mag 5 anni fa su tio
Mi chiedo quale motivo avrebbe la Russia di invadere bellicosamente o di sferrare un attacco militare sulla Svezia; sarebbe un gesto di pura follia ... anche se spesso sono proprio i folli che vengono stupidamente lasciati al comando.

elvicity 5 anni fa su tio
Stimata redazione, vogliate per favore inserire dove si può eventualmente scaricare/consultare un opuscolo e informazioni come ci si dovrebbe comportare in Svizzera. Grazie
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