Il settore dei trasporti mette in guardia sugli accordi europei: secondo uno studio, una liberalizzazione metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro
BERNA - L’Associazione svizzera dei trasportatori stradali (Astag) e l’Unione dei trasporti pubblici (Utp) mettono in guardia su un’allentamento del divieto di cabotaggio. Un divieto che attualmente impedisce alle imprese straniere di effettuare trasporti di merci all’interno della Svizzera. Ma che, lo temono le associazioni, potrebbe essere attenuato nell’ambito di un previsto accordo quadro con l’Unione europea. Le conseguenze? Uno studio dell’istituto Ecoplan, presentato ieri, parla di 3'500 posti di lavoro nel settore dei trasporti che potrebbero saltare. E non solo: aumenterebbe anche la pressione sui salari, in quanto le imprese straniere costano tra il 13 e il 17% in meno. Nei paesi europei con il sistema di cabotaggio il mercato era dominato dalle aziende polacche ed estoni.
Non ci sta il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni: l’accordo sui trasporti terrestri con l’Ue vieta il cabotaggio, afferma la portavoce Annetta Bundi. Un divieto che il Consiglio federale intende mantenere. «I tentativi da parte dell’Unione europea di modificare l’accordo sono sempre stati respinti».
Lo mette però in dubbio David Piras, segretario generale dell’associazione Les Routiers Suisse: «L’Ue ci tiene ad abolire il divieto di cabotaggio» afferma. In Germania sarebbe già stato eliminato, permettendo alle imprese straniere di effettuare trasporti interni in seguito a un trasporto internazionale. «È una situazione che non è più controllabile» dice Piras. Nel caso di un allentamento, le aziende di trasporto elvetiche avrebbero poche possibilità di sopravvivenza. «Un camionista romeno guadagna tra i 600 e i 700 euro al mese», pertanto le imprese straniere potrebbero offrire trasporti molto più convenienti.