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SVIZZERAEssere transgender in carcere: «Anche in Svizzera un inferno»

16.04.18 - 06:02
Le associazioni a sostegno delle persone trans criticano il «trattamento indegno» da parte del personale carcerario dei detenuti trans e chiedono più garanzie
Ti Press
Essere transgender in carcere: «Anche in Svizzera un inferno»
Le associazioni a sostegno delle persone trans criticano il «trattamento indegno» da parte del personale carcerario dei detenuti trans e chiedono più garanzie

BERNA - Per chi è trans, anche in Svizzera la prigione può rapidamente tramutarsi in un vero e proprio inferno: «Siamo a conoscenza di diversi casi di trattamento illecito di persone transessuali in carcere», afferma Alecs Recher, consulente legale di Transgender Network Switzerland.

Il motivo? Spesso e volentieri i secondini non riconoscono o si oppongono alla loro identità di genere. Per loro fa testo il sesso di nascita e quindi si comportano di conseguenza nei confronti dei detenuti.

«Sappiamo di donne trans a cui sono stati sequestrati gli abiti e i trucchi e sono state obbligate a vestirsi come uomini», conferma Recher, «altre, invece, hanno subito percosse, scherno o minacce».

Anche la consigliera nazionale Lisa Mazzone (Verdi) considera «particolarmente vulnerabili» le persone Lgbtqi che si trovano in prigione. Per questo motivo ha richiesto al Consiglio federale una relazione sulle loro condizioni.

L'idea è quella di arrivare a garantire per legge le esigenze specifiche legate all'identità di genere. In questo senso il giurista di Transgender Network Switzerland spera di poter delineare una serie di linee guida chiare per tutti i casi. Fra queste anche la possibilità per i carcerati transessuali di celle separate dalle altre e di servizi igienici che possano essere chiusi dall'interno.

Secondo Alain Broccard della Federazione degli stabilimenti di detenzione svizzeri (Fes) la presenza di detenuti transgender nelle strutture elvetiche è particolarmente bassa: «In ogni caso il nostro staff garantisce loro le migliori condizioni possibili», spiega Broccard, «siamo però contrari al loro isolamento, in questo modo si rischia l'alienazione».

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