È la proposta di Philomena Colatrella, la numero uno della cassa malattia CSS
ZURIGO - Per far fronte al costante aumento dei premi dell'assicurazione malattia serve maggiore responsabilità individuale, anche da parte dei pazienti: ne è convinta Philomena Colatrella, la numero uno della cassa malattia CSS, che sta pensando a franchigie minime di 5000 o 10'000 franchi.
«La soglia di dolore per quanto riguarda la sopportabilità dei premi è ormai stata raggiunta», afferma Colatrella in un'intervista pubblicata oggi dal SonntagsBlick. Il settore ha fatto finora troppo poco per dominare gli eventi... «tutti, anche noi assicuratori malattia», ammette.
Secondo la CEO di CSS da 20 anni si discute sulle misure che l'anno scorso sono state proposte da un gruppo di esperti istituito dal Dipartimento federale degli interni (DFI). Queste vanno ora analizzate, ma occorre andare anche oltre, per esempio pensando a un aumento della franchigia minima a 5'000 o 10'000 franchi.
«È un modello completamente diverso!», si entusiasma la manager 49enne che ha assunto la guida operativa di CSS nel settembre 2016. L'istituto CSS di economia sanitaria ha effettuato un'analisi e calcolato i risparmi sulla base del modello in uso: le attuali franchigie elevate generano risparmi di un miliardo di franchi all'anno, aumentandole ulteriormente le economie sarebbero maggiori.
Il progetto cui sta pensando la giurista lucernese con radici italiane e studi a Friburgo prevede sì che tutti debbano pagare di tasca propria i primi 5000 o 10'000 franchi di spesa sanitaria all'anno: però le cerchie sociali più deboli sarebbero aiutate attraverso un fondo. Abbassando i premi meno persone avrebbero infatti diritto al sussidio della cassa malattia e questo libererebbe denaro che potrebbe essere usato per aiutare i più poveri. «L'importante è che in caso di malattia nessuno debba rinunciare ad andare dal medico per motivi finanziari».
Un sistema del genere porterebbe a una forte riduzione dei premi: «Le prime stime parlano di circa 170 franchi al mese per persona», sostiene Colatrella, dicendosi convinta che vi sarebbe pure un impatto positivo sull'insieme della spesa sanitaria: questo perché una maggiore responsabilità individuale porterebbe a interrogarsi maggiormente sul senso delle misure terapeutiche.