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SVIZZERAAnkara nega il tentato sequestro. E Berna protesta

16.03.18 - 15:53
La Turchia ha smentito «categoricamente» il coinvolgimento di personale dell'ambasciata nel tentativo di rapimento di un presunto seguace turco-elvetico di Gülen. Un'inchiesta è in corso
Keystone
Ankara nega il tentato sequestro. E Berna protesta
La Turchia ha smentito «categoricamente» il coinvolgimento di personale dell'ambasciata nel tentativo di rapimento di un presunto seguace turco-elvetico di Gülen. Un'inchiesta è in corso

BERNA - La Turchia ha smentito oggi categoricamente quanto riferito ieri dal "Tages-Anzeiger" circa il tentato sequestro in Svizzera nel 2016 di un presunto seguace turco-elvetico del predicatore Fethullah Gülen, nemico pubblico numero uno del governo di Ankara. Berna ha intanto protestato ufficialmente.

«Smentiamo assolutamente le asserzioni senza fondamento» contenute nell'articolo e riguardanti anche un asserito coinvolgimento di personale dell'ambasciata a Berna di Ankara, ha affermato il portavoce del ministero degli esteri turco Hami Aksoy, citato dall'agenzia stampa Reuters.

In precedenza il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu aveva trattato in malo modo un giornalista che gli aveva posto una domanda sull'argomento durante una conferenza stampa in Kazakistan, riferisce ancora la Reuters.

Secondo quanto riportato ieri dal "Tages-Anzeiger" ripreso da altri giornali, membri d'alto rango del personale dell'ambasciata di Turchia a Berna avrebbero tentato, nell'agosto 2016, di persuadere un compatriota ad aiutarli nel sequestro di un asserito seguace del predicatore Fetullah Gülen nei pressi di Zurigo. In esilio negli Stati Uniti, Gülen è stato designato dal governo di Ankara come l'istigatore del tentato putsch del 15 luglio dello stesso anno.

Protesta svizzera - Dopo aver indicato ieri che i diplomatici in questione - che peraltro hanno già lasciato la Svizzera - non possono beneficiare dell'immunità diplomatica per questo reato, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha reso noto oggi di aver protestato vigorosamente con la Turchia. La Svizzera non tollera «in nessun momento» simili attività sul proprio territorio, ha fatto sapere ad Ankara la segretaria di Stato del DFAE Pascale Baeriswyl.

La Baeriswyl ha detto alla radio svizzerotedesca SRF di aver telefonato stamane al ministero degli esteri turco. «Non possiamo tollerare che qualcuno spii da noi e neppure che eserciti qualsiasi altra attività di servizi segreti», avrebbe dichiarato al suo omologo turco, il sottosegretario Ümit Yalçin. Si tratta di una questione di sovranità nazionale, alla quale anche la Turchia «tiene moltissimo», avrebbe aggiunto secondo quanto ha dichiarato durante la trasmissione "Rendez-Vous".

Se la Turchia dovesse «avere l'impressione» che suoi cittadini compiono atti illegali in Svizzera dovrebbe riferirlo alle autorità elvetiche, avrebbe comunicato ancora la segretaria di Stato all'omologo turco.

La questione turca è stata un tema di discussione oggi anche nel Consiglio federale, ha confermato il portavoce del governo André Simonazzi.

Inchiesta in corso - Ieri il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva confermato che il procedimento per spionaggio politico avviato il 16 marzo 2017 su autorizzazione del Consiglio federale, reso noto il 24 marzo successivo, riguarda anche «atti compiuti senza autorizzazione per conto di uno Stato estero», nella fattispecie il tentato rapimento rivelato dal "Tages-Anzeiger".

Dal canto suo il DFAE ha indicato che la Procura federale gli ha chiesto lunedì chiarimenti sulla questione dell'immunità diplomatica di due funzionari di alto rango dell'ambasciata di Turchia a Berna che sarebbero stati coinvolti. Il dipartimento ha risposto che in questo caso l'immunità non vale, perché le accuse evocate nel procedimento penale non fanno parte dei compiti diplomatici.

Oggi lo stesso "Tages-Anzeiger" si chiede se, vista questa constatazione, non sarebbe stato possibile arrestare in Svizzera almeno uno di loro, Haci Mehmet Ghani, che fungeva da addetto stampa e che secondo il giornale ha lasciato in tutta fretta la Svizzera per la Turchia soltanto nell'agosto 2017, un anno dopo il tentato sequestro, sentendo ormai sul collo il fiato degli inquirenti elvetici. Questi lo avevano tuttavia identificato ormai da tempo, rileva il "Tages-Anzeiger". Secondo il giornale, gli incontri preparatori in vista del programmato sequestro sarebbero stati discretamente osservati dal servizio di intelligence elvetico SIC (Servizio delle attività informative della Confederazione).

Il 24 marzo 2017 l'MPC aveva indicato soltanto di aver aperto un'inchiesta per spionaggio politico ai danni di rappresentanti di comunità turche in Svizzera, con il benestare del Consiglio federale. Alcuni giorni prima diversi media avevano riferito di attività di sorveglianza all'Università di Zurigo ai danni di cittadini turchi critici nei confronti del governo di Recep Tayyip Erdogan, risalenti ai precedenti mesi di dicembre e gennaio. E il 10 marzo i Verdi svizzeri avevano pubblicato un documento interno dell'ambasciata turca a Berna che invitava a tenere d'occhio le istituzioni e le associazioni eventualmente legate a Fethullah Gülen.

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COMMENTI
 

madras 6 anni fa su tio
Non ci sono più parole, non comandiamo più neanche in casa nostra. Siamo alla fine ormai !!

Esse 6 anni fa su tio
Questo "diplomatico" beccato sul fatto.. è..rimasto per mesi a piede libero per poi andarsene ...bom da domani ogni stato abbia dei conti aperti con un cittadino svizzero verrà a risolverseli qui.
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