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ZURIGOPubblicità, calano i reclami

13.03.18 - 15:09
Le richieste esaminate dalla Commissione svizzera per la lealtà sono passate da 95 a 82
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Pubblicità, calano i reclami
Le richieste esaminate dalla Commissione svizzera per la lealtà sono passate da 95 a 82

ZURIGO - La Commissione svizzera per la lealtà (CSL), organo di autocontrollo del settore pubblicitario, ha esaminato l'anno scorso 82 reclami, a fronte dei 95 del 2016. Il 55% è stato accettato, il 41% respinto e per il 4% dei reclami la Commissione non è entrata nel merito.

Gli sviluppi del settore dei media possono essere letti anche attraverso le decisioni della CSL: se nel 2009 quasi il 10% dei reclami riguardava la pubblicità sleale online, l'anno scorso il tasso ha superato il 38%, scrive oggi in una nota la commissione, che nel 2016 ha festeggiato i 50 anni di attività.

Riguardo ai motivi principali delle lamentele rivolte alla CSL, i metodi di vendita aggressivi hanno lasciato il primo posto in classifica, detenuto da anni, passando da quasi il 26% al 17%. In percentuale il maggior numero di reclami riguarda ora la pubblicità discriminatoria rispetto al genere sessuale, che passa dal 12 a oltre il 18% di tutti i casi. Seguono, l'abuso del termine "comunicazione commerciale" (dal 5 a oltre il 12%).

In discesa dal 12 al 7%, invece, i reclami legati all'onere della prova, che sono cioè ispirati al principio che «ogni inserzionista deve poter provare la correttezza delle affermazioni contenute nelle pubblicità».

Il settore di attività all'origine del maggior numero di interventi della CSL è stato anche l'anno scorso quello delle bevande e dei prodotti alimentari, passato dall'11,9 al 10,7% dei reclami, seguito da tempo libero, turismo, alberghi e ristoranti (dal 6,2 al 9,4%), dai cosmetici (dal 4,7 al 7,4%) e dalla vendita per corrispondenza (dal 6,2 al 6,7%).

A una quota del 5,5-6% si attestano casa e giardinaggio, elettronica ludica e foto, media, alcol e tabacco, servizi e amministrazione nonché informatica e forniture per ufficio.

Crollo delle richieste, invece, per banche e assicurazioni, scese al 2%, a fronte del 7,6% nel 2017 e del 16,6% nel 2015
 
 

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