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SVIZZERAI tibetani chiedono aiuto a Berna

09.03.18 - 14:19
La comunità tibetana in Svizzera chiede al Consiglio federale di impegnarsi maggiormente per i diritti umani in Tibet e anche per quelli dei tibetani in Svizzera
Keystone
I tibetani chiedono aiuto a Berna
La comunità tibetana in Svizzera chiede al Consiglio federale di impegnarsi maggiormente per i diritti umani in Tibet e anche per quelli dei tibetani in Svizzera

BERNA - La comunità tibetana in Svizzera chiede al Consiglio federale di impegnarsi maggiormente per i diritti umani in Tibet e anche per quelli dei tibetani in Svizzera. Oggi ha lanciato a Berna una campagna a tal fine con una petizione al governo, al quale si sono rivolte anche due deputate con altrettanti postulati.

Cinque anni dopo la firma dell'accordo di libero scambio tra Svizzera e Cina, la Società per i popoli minacciati (SPM) e diverse organizzazioni di tibetani constatano una influenza sempre maggiore di Pechino a Berna, con ripercussioni negative anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali dei tibetani residenti nella Confederazione.

Diritti sempre più limitati - Il loro status di persone da proteggere non è riconosciuto a sufficienza dalla Svizzera e i loro diritti - alla libera espressione, a una identità propria, alla libera circolazione e a una vita privata - si trovano ad essere sempre più limitati, affermano le organizzazioni. A sostegno di questa tesi è stato pubblicato un rapporto, con le testimonianze di 14 tibetani e tibetane che riferiscono delle piccole e grandi discriminazioni che a loro avviso subiscono quotidianamente in Svizzera.

«Le manifestazioni e le riunioni sulla situazione in Tibet sono sempre più sottoposte a restrizioni e condizioni (...). È una vergogna per la democrazia», ha dichiarato in una conferenza stampa a Berna Palmo Brunner, copresidente dell'Associazione dei giovani tibetani in Europa (VTJE). Quale esempio ha citato la visita in Svizzera del presidente cinese Xi Jinping nel gennaio 2017. A suo avviso, la libertà di espressione è stata violata: ci sono stati controlli di polizia, fermi e arresti fra i manifestanti tibetani.

La comunità tibetana in Svizzera rivendica pure il diritto al riconoscimento di una propria identità. Berna e i Cantoni - rileva - non indicano più "Tibet" quale paese d'origine ma "Cina" sui permessi di soggiorno rilasciati dal 2015. «Trovo questa decisione insultante perché non sono cinese e non mi considero cinese. Non ho mai avuto un passaporto cinese», afferma un tibetano in Svizzera.

Negli ultimi anni per i tibetani è anche divenuto più difficile ottenere i documenti necessari per viaggiare all'estero. Le persone la cui domanda viene respinta dalle autorità cinesi non possono lasciare la Svizzera, è stato indicato.

Per quanto riguarda la sfera privata, l'influenza della Cina e le operazioni di sorveglianza sulla diaspora tibetana non cessano di crescere, anche in Svizzera, denuncia ancora la comunità tibetana.

Parlamentari mobilitate - In suo soccorso sono intervenute le consigliere nazionali Maya Graf (Verdi/BL) e Barbara Gysi (PS/SG), che con due postulati esortano il Consiglio federale a un'analisi completa delle conseguenze dell'accordo di libero scambio con la Cina sul rispetto dei diritti umani e a valutare il dialogo con Pechino per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e delle minoranze. Le due deputate esigono la pubblicazione di un rapporto al riguardo.

Dal canto suo la petizione dei tibetani chiede al governo di «impegnarsi più attivamente a livello internazionale e con la Cina per il rispetto dei diritti umani in Tibet e per la protezione della cultura e della lingua tibetane». Essa chiede pure al Consiglio federale di ricevere ufficialmente al completo il Dalai Lama in occasione della sua prossima visita in Svizzera, cosa che finora il governo non ha mai fatto.

La Svizzera è stata fra i primi paesi ad accogliere profughi tibetani dopo l'occupazione cinese del 1959 e ospita la più numerosa colonia tibetana al di fuori dell'Asia.

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