La statistica, però, non tiene conto dei frontalieri: «Chi si occupa di pianificazione considererà anche loro»
BERNA - È il ritratto di un Paese che continua maggioritariamente a scegliere l’auto per recarsi al lavoro - e che sempre più spesso si sposta fuori dal proprio comune - quello che emerge dall’ultima statistica sul pendolarismo pubblicata dall’Ufficio federale di statistica.
Il 52% scegli l’auto - In particolare, il 52% degli occupati usa l’auto come mezzo principale per spostarsi, il 30% i mezzi pubblici, il 15% va a piedi o in bicicletta e il restante 3% usa la moto o altri mezzi di trasporto facendo un tragitto medio di 14,8 km (solo andata) in 30 minuti.
Ticino sopra la media - Le differenze regionali sono, ovviamente, molto marcate. Con il 62% dei lavoratori residenti che va al lavoro in auto, per esempio, il Ticino è molto sopra la media nazionale, superato solo da Vallese, Nidvaldo, Friburgo, Appenzello Interno e Giura (65%). I più grandi amanti del trasporto pubblico si trovano, invece, nelle grandi aree urbane del Paese, con Basilea Città capofila (46%). Il Ticino si ferma al 16%.
1 su 10 lavora a casa - Come accennato, seguendo una marcata tendenza consolidatasi negli ultimi 20 anni sono sempre di più le persone che lasciano il proprio comune di domicilio per andare al lavoro. Nel 2016 erano il 71% dei pendolari. Rimane circoscritto, invece, il numero di persone che lavorano a casa: una su 10.
Per i giovani che studiano 80 minuti coi mezzi - Un’ultima nota, infine, sui giovani sopra i 15 anni che si spostano per studio. Percorrono in media distanze più lunghe (21,7 km di sola andata), impiegando in totale 80 minuti della loro giornata per andare e tornare e usando per ovvie ragioni principalmente i mezzi pubblici (67%).
Niente frontalieri - Dati interessanti, certo. La statistica sul pendolarismo, però, non prende affatto in considerazione i frontalieri. Che senso ha, quindi, per comprendere la mobilità di un cantone come il nostro? «Esistono due statistiche diverse - spiega Ferenc Biedermann, dell’Ufficio federale di statistica -: quella sui frontalieri e questa, sul pendolarismo». La base dati della seconda, precisa, è il censimento della popolazione. «Chiaramente, nel caso del Ticino, le statistiche sui frontalieri sono probabilmente più interessanti - concede -. Quello che presentiamo qui, però, può senz’altro servire: si vede da quali a quali comuni la gente si sposta all’interno del cantone». L’accortezza - per chi si occupa di pianificazione del traffico in una realtà di frontiera come la nostra - è combinare i dati di entrambe le rivelazioni e qualsiasi altro dato disponibile: «Devono naturalmente essere presi in considerazione anche i frontalieri e questo in particolare nel vostro cantone», conclude Biedermann.