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BERNAIVA e imposta federale diretta: «Non esiste un piano B»

09.01.18 - 14:48
Ueli Maurer è convinto che il decreto, in votazione il prossimo 4 marzo, sarà approvato dal popolo. I proventi garantiscono il 65% delle entrate delle casse federali
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IVA e imposta federale diretta: «Non esiste un piano B»
Ueli Maurer è convinto che il decreto, in votazione il prossimo 4 marzo, sarà approvato dal popolo. I proventi garantiscono il 65% delle entrate delle casse federali

BERNA - Oltre all'iniziativa "No Billag", il popolo sarà chiamato il 4 marzo ad esprimersi su un tema non meno importante: la facoltà per la Confederazione di incassare fino al 2035 i proventi dell'IVA e dell'Imposta federale diretta (IFD). Entrambi i "balzelli" garantiscono il 65% - pari a 43,5 miliardi di franchi - delle entrate delle casse federali, senza le quali lo "Stato" verrebbe di fatto smantellato.

Nel pomeriggio, il consigliere federale Ueli Maurer, responsabile del Dipartimento delle finanze (DFI), ha illustrato le ragioni per non "affamare" la Confederazione. «Senza queste entrate - ha dichiarato chiaro e tondo - la Confederazione non sarebbe più finanziabile».

Una "formalità" secondo Maurer - Il ministro delle finanze parte dalla convinzione che il decreto verrà approvato dal popolo. Nel 2004, il 74% della popolazione si era detto favorevole alla possibilità che Berna continuasse a percepire l'IVA e l'IFD. Il consigliere federale ha sottolineato che non esiste un piano B, nel caso molto improbabile di un no alle urne. «Non sarebbe possibile introdurre in breve tempo un altro balzello in grado di procurarci oltre 40 miliardi di franchi, oppure proporre risparmi di questa importanza», ha spiegato.

Insomma, questa votazione, nelle parole dello stesso Maurer, «assomiglia molto a un rituale che fa della Svizzera un unicum a livello di politica finanziaria, giacché è il popolo che viene consultato se vuole o meno demandare la competenza alla Confederazione di imporre delle tasse».

Ad ogni modo, in caso di "sì" non cambierà nulla per il cittadino, poiché non si vota su un aumento o diminuzione dell'imposizione, ha sottolineato il responsabile del DFI.

Sia il Consiglio nazionale che gli Stati hanno accettato il nuovo ordinamento finanziario 2021 del Consiglio federale senza opposizione. Come indicato, l'ultima parola spetta al popolo, poiché il nuovo regolamento determina una modifica della Costituzione. L'attuale ordinamento è limitato al 2020.

L'esigenza di garantire la riscossione delle due imposte oltre il 2020 era rimasta praticamente incontestata durante la consultazione. Nel progetto preliminare il Governo aveva tuttavia proposto di riscuotere in futuro l'IVA e l'IFD a tempo indeterminato, ma la maggior parte dei partiti si era dichiarata contraria su questo punto. L'Esecutivo ha quindi optato per una proroga fino al 2035, ossia di quindici anni come già in uso oggi.

Come detto, il Parlamento ha accolto questa soluzione. Al Nazionale, nel dicembre 2016, la sinistra si era ritrovata da sola a sostenere una durata illimitata della riscossione dell'IVA e dell'IFD. Ma la maggioranza di destra aveva giudicato necessario potersi pronunciare periodicamente sulla fiscalità federale. Secondo Maurer, è giusto che il parlamento e il popolo si interroghino a scadenze regolari sul finanziamento dello Stato.

Vi sono ragioni storiche che spiegano come mai il prelievo di queste due tasse sia solo provvisorio. Al momento dell'istituzione della Confederazione moderna, ossia nel 1848, solo i Cantoni potevano prelevare imposte. Alla Confederazione spettavano unicamente i proventi derivanti dai dazi doganali.

Questo sistema è sopravvissuto fino allo scoppio della Prima Guerra mondiale (1914-1918) che ha determinato un'espansione dell'intervento statale tenuto conto delle esigenze della mobilitazione, della necessità di istituire un'economia di guerra e della forte disoccupazione. Per evitare di mandare in rovina il Paese, nel 1915 la popolazione accettò l'idea di un imposta federale di guerra (poi imposta per la difesa nazionale e ora IFD), da prelevarsi per un periodo limitato.

Una condizione rilevatasi un'illusione: il prelievo di questo balzello venne più volte prolungato, ciò che spiega la situazione attuale. Nel 1941, nel corso della Seconda Guerra mondiale (1939-1945), la Confederazione introdusse l'imposta sulla cifra d'affari (oggi IVA), senza consultare il popolo, basandosi sui pieni poteri concessi dall'Assemblea federale. Nel 1958 entrambe le imposte vennero iscritte nella Costituzione federale, sempre però per un periodo limitato. Il 4 marzo si tratterà quindi di prolungare per la nona volta il prelievo di queste tasse.

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