Il lettore sanzionato sostiene che le chat sull'app siano private. In realtà, però, il confine fra pubblico e privato non è così chiaro
WATTWIL - «Questa settimana io e diverse altre persone abbiamo ricevuto un decreto d’accusa», racconta un lettore a 20 Minuten. «Nello stesso mi si minaccia di una multa di 850 franchi perché ho segnalato via WhatsApp un posto di blocco della polizia», aggiunge. Un’assurdità a suo avviso. Al nostro interlocutore risulta infatti che i controlli di polizia non possano essere segnalati pubblicamente. Le conversazioni sull’app di messaggistica, però, non sono pubbliche, sostiene: «Quello che scrivo in un gruppo WhatsApp è privato, sono cose mie. Di cosa s’immischia la polizia?», si chiede. Secondo il lettore, il gruppo WhatsApp in questione (“Rennleitung”, “Direzione di gara”) esiste da più o meno un anno e ha circa 200 membri. In esso vengono segnalati, fra le altre cose, i controlli radar nel distretto del Toggenburg e nel resto del canton San Gallo.
Ma fino a che numero di utenti un gruppo WhatsApp è “privato” e, poi, diventa “pubblico”? Come spiega Roman Dobler, portavoce del Ministero pubblico sangallese, «la Legge sulla circolazione stradale non dice a partire da che soglia un gruppo chiuso è considerato pubblico ai sensi delle disposizioni penali». In relazione alla discriminazione razziale, tuttavia, il Tribunale federale ha stabilito che un’azione è pubblica se non avviene nella cerchia familiare e delle amicizie o in un gruppo di persone legate da relazioni personali o di particolare fiducia, aggiunge Dobler. Se queste condizioni sussistono o meno dipende dai singoli casi: «Approfondiamo meglio a partire da gruppi chiusi di 30 o più persone», conclude.