Il Tribunale amministrativo federale ha rifiutato la domanda di asilo di un 23enne con origini africane. Non può essere espulso, quindi costerà allo Stato 8 franchi al giorno
BERNA - Il proprietario di una società bernese di lattonieri nei cantiere è stato informato che domani sarà l’ultimo giorno di apprendistato del suo giovane dipendente. A. è un 23enne con origini africane a cui è stato revocato il permesso di lavoro.
«È un gran lavoratore e si è integrato benissimo nel team», ha commentato il suo formatore responsabile. Per il direttore è incomprensibile che ad A. non sia più permesso di lavorare per lui.
8 franchi al giorno - Il Tribunale amministrativo federale ha rifiutato la domanda di asilo di A. perché non può provare con assoluta certezza che suo padre si trova in prigione nel suo paese d’origine. Il canton Berna ha quindi revocato al 23enne il permesso di lavoro.
Il suo paese d’origine non accetta i cittadini colpiti da rimpatrio forzato, quindi A. non può comunque essere espulso dalla Svizzera. Inoltre, essendo fuggito, il giovane non ha né il passaporto né altri documenti. Dal 1. luglio sarà pertanto collocato in una centro per richiedenti l’asilo respinti. Allo Stato costerà così otto franchi al giorno.
«Lavora con passione e competenza» - «Lavorando qui il giovane può provvedere a sé stesso», ha commentato il formatore. E ha aggiunto che trovare un apprendista motivato è difficile. Il lattoniere da cantiere non è una professione che interessa solitamente ai giovani. «In A. avevamo finalmente trovato qualcuno che esercita la professione con passione e competenza».
L’azienda sta cercando di trovare una “scappatoia” per continuare a impiegare il suo apprendista. «Abbiamo contattato un avvocato e la Segreteria di stato della migrazione», sottolinea il responsabile. Tutti, però, concordano sul fatto che non vi sia alcuna speranza di cambiare la decisione del Tribunale.
Ultima speranza - Il 23 enne ha trasmesso un’ultima richiesta alle autorità cantonali della migrazione di Berna. L’ispettore ne conferma la ricezione, ma non può al momento rilasciare alcuna dichiarazione.
Il giovane si attacca all’ultima labile speranza: «Se non dovessero permettermi di continuare a lavorare qui, perderò tutto quello che ho costruito fino ad ora».