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BERNASalario e maternità discriminano ancora la donna

14.06.17 - 14:36
La disparità denunciata con maggiore frequenza resta quella salariale. «Confederazione, Cantoni e Comuni dovrebbero dare il buon esempio»
Keystone
Salario e maternità discriminano ancora la donna
La disparità denunciata con maggiore frequenza resta quella salariale. «Confederazione, Cantoni e Comuni dovrebbero dare il buon esempio»

BERNA - Salario, gravidanza e maternità sono ancora fattori di discriminazione della donna in Svizzera a 20 anni dall'entrata in vigore della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar). È quanto emerge da uno studio pubblicato oggi che analizza 200 decisioni giudiziarie emesse tra il 2004 e il 2015.

Dall'ultima analisi condotta nel 2005 in occasione del decimo anniversario della LPar, si constata ancora oggi come «i problemi di applicazione della legge permangano», fa sapere l'Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo.

La disparità denunciata con maggiore frequenza resta quella salariale. Lo studio rileva inoltre un forte aumento dei casi di discriminazione legati alla gravidanza e alla maternità, senza tuttavia specificare se il fenomeno sia dovuto a un acuirsi delle disuguaglianze di genere oppure se sia riconducibile al fatto che le donne, oggi, sanno difendersi meglio dalle disparità di trattamento.

La LPar, entrata in vigore nel 1996, vieta esplicitamente la discriminazione nei rapporti di lavoro. Il divieto si applica in particolare all'assunzione, alla retribuzione, alle possibilità di formazione, al licenziamento e alle molestie sessuali.

L'Università di Ginevra ha realizzato uno studio in cui analizza la giurisprudenza cantonale sulla LPar nel periodo 2004-2015. Esaminando i casi di discriminazione portati in tribunale o davanti agli organi di mediazione, i ricercatori tracciano un bilancio dell'efficacia della legge nella prassi giuridica ed evidenziano possibili ambiti problematici.

Sull'insieme dei casi, il 62,5% sono risultati in maggioranza o in tutto sfavorevoli alle donne che hanno segnalato discriminazioni. Il tasso di decisioni a scapito delle salariate è stato addirittura dell'82,8% quando si è trattato di molestie sessuali.

Secondo il Consiglio federale è necessario «impegnarsi in modo durevole nell'informazione sulle possibilità di tutela e consulenza per le vittime di discriminazione». Una maggiore sensibilizzazione presuppone però la disponibilità di dati. Ed è proprio in quest'ottica che lo studio si rivela prezioso, secondo l'Ufficio per la parità, in quanto formula raccomandazioni, propone strumenti decisionali per le autorità politiche, gli ambienti giudiziari e il mondo accademico e contribuisce a una migliore applicazione della LPar nella vita di tutti i giorni.

Tra le raccomandazioni figurano la trasparenza salariale, ma anche i controlli e l'applicazione della legge, con un dispositivo simile a quello della legislazione sul lavoro nel campo della salute e della sicurezza. Andrebbe inoltre irrobustito il diritto di azione delle organizzazioni.

Il Consiglio federale vuole costringere le aziende con oltre 50 dipendenti a procedere, ogni quattro anni, a un'analisi della loro griglia salariale, facendola verificare da una fiduciaria indipendente. Un progetto di legge in tal senso verrà presentato entro l'estate.

«I poteri pubblici - secondo il consigliere federale Alain Berset - devono dare il buon esempio nella promozione della parità salariale tra donna e uomo. Confederazione, Cantoni e Comuni sono pertanto chiamati a intensificare i loro sforzi e inviare un segnale chiaro a tutti i datori di lavoro».

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