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LUCERNA«Se vuole attraversare Sempach in Porsche, è pregata di guidare senza velo»

04.04.17 - 19:03
Una donna svizzero-turca che si reca in paese per lavoro, ha ricevuto una lettera dal "Comitato anti-Erdogan”. Lei ribatte: «Dovreste essere aperti a culture e religioni diverse»
«Se vuole attraversare Sempach in Porsche, è pregata di guidare senza velo»
Una donna svizzero-turca che si reca in paese per lavoro, ha ricevuto una lettera dal "Comitato anti-Erdogan”. Lei ribatte: «Dovreste essere aperti a culture e religioni diverse»

SEMPACH - Una donna di 32 anni, con doppia nazionalità svizzero-turca, ha ricevuto al suo domicilio una lettera firmata dal “Comitato anti-Erdogan”. Il contenuto mostra che il mittente conosce le abitudini della donna: «Le vietiamo di attraversare Sempach con la sua Porsche nera se indossa il velo». Chi siano i reali responsabili dietro allo scritto non è ancora chiaro, ma il finale racchiude un consiglio: «Se vuole ancora guidare la sua auto in paese, è pregata di togliere il velo».

«Il velo non lo tolgo» - La donna dice di immaginare chi sia il responsabile dello «scritto primitivo». «Non ho paura di queste persone - ammette -, e continuerò a indossare il velo. Ma mi rivolgerò alla Polizia e ai media per denunciare quello che fanno».

C’è una frase nella lettera che infastidisce particolarmente il destinatario: «Abbiamo capito che lei è una di quelle che indossa il velo, un’ammiratrice di Erdogan». La 32enne si difende: «Le mie preferenze politiche sono affar mio. In ogni caso non ne ho mai parlato in pubblico».

Si tratta di razzismo? - La ragazza è dell’idea che la lettera non sia di carattere politico. Crede di non piacere a Sempach, perché guida un'auto appariscente con il capo coperto. «Secondo me - sostiene - si tratta di razzismo, nient’altro. Non faccio nulla di male. Vado tutti i giorni a Sempach a lavorare, poi torno a casa. Purtroppo il velo sarebbe un problema anche se guidassi un’auto più piccola e meno appariscente».

«Chi dovrebbe opprimermi?» - L’ipotesi sostenuta dall’autore nella lettera è che la 32enne sia una donna oppressa a causa del velo che indossa. «Non sono sposata - replica la donna -, vivo da sola e i miei genitori sono persone di mente aperta. Chi dovrebbe opprimermi?»

Ha scelto da sola, all’età di 20 anni, di portare il velo. «Mi sentirei oppressa se non potessi andare al lavoro indossando il velo e alla guida della macchina che voglio».

Libertà e accettazione - La 32enne ha scelto di concludere lanciando lei stessa un messaggio: «In un paese democratico come la Svizzera, le persone dovrebbero essere aperte nei confronti delle altre culture e religioni. La libertà e l’accettazione sono importanti pietre miliari in una democrazia. Ma il mittente della lettera sembra averlo dimenticato».

Non è chiaro se il gesto è punibile. Felix Bommer, docente di diritto penale presso l’Università di Lucerna spiega: «La lettera ha un sottotesto minaccioso, ma non contiene nessuna intimidazione diretta».

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