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SVIZZERA30 jihadisti con il passaporto rossocrociato

14.03.17 - 12:23
La Fedpol ha diffuso le cifre relative ai foreign fighters partiti dalla Svizzera (81 in totale) e presentato un piano d'azione federale per contrastare ogni forma di radicalizzazione
Keystone
Lo sguardo jihadista sulla Confederazione.
Lo sguardo jihadista sulla Confederazione.
30 jihadisti con il passaporto rossocrociato
La Fedpol ha diffuso le cifre relative ai foreign fighters partiti dalla Svizzera (81 in totale) e presentato un piano d'azione federale per contrastare ogni forma di radicalizzazione

BERNA - Sono 81 le persone partite dalla Svizzera per unirsi alla jihad. 30 di loro avevano (anche) il passaporto rossocrociato.

Tra i foreign fighters elvetici, partiti per combattere con l’Isis, troviamo pure lo jihadista di Molino Nuovo, presumibilmente reclutato dall’agente di sicurezza dell’Argo 1 attualmente in detenzione,  che ha trovato la morte nel 2015 in Iraq.

Più strumenti - I dati sono stati forniti oggi dalla direttrice dell’Ufficio federale di Polizia (Fedpol) Nicoletta Della Valle nel rapporto sul terrorismo redatto da una task-force della Confederazione. Il gruppo di lavoro - visti i numeri preoccupanti - ha deciso di «rafforzare gli strumenti per la lotta al terrorismo», facendo maggiori sforzi «nella lotta alla radicalizzazione».

Risposte multi-disciplinari - «La tentazione di ricorrere a mere misure di sicurezza è forte», ha commentato Nicoletta Della Valle riferendosi al terzo rapporto sulla lotta al terrorismo di matrice jihadista in Svizzera. Gli autori hanno profili differenti, è difficile identificarli e «de-radicalizzarli», ha aggiunto precisando che occorrono risposte multi-disciplinari in tutti i campi.

«Pericolo lupi solitari» - La task force TETRA (TErrorist TRAcking) ritiene che il rischio maggiore per la Svizzera sia rappresentato da attentati a basso costo logistico, svolti da individui isolati o piccoli gruppi. Gli autori di tali atti sono principalmente persone radicalizzate nella Confederazione o di ritorno dalle regioni jihadiste.

Misure concrete contro la radicalizzazione - Mediante il previsto Piano d'azione per prevenire l'estremismo violento (PVE, Preventing Violent Extremism) si intende «proporre un pacchetto di misure concrete e praticabili per impedire e contrastare ogni forma di radicalizzazione», precisa un comunicato relativo al rapporto. Inoltre è prevista la realizzazione di provvedimenti di de-radicalizzazione e risocializzazione. Il piano dovrebbe essere attuato dal terzo trimestre 2017. A questo proposito la Confederazione sta valutando la possibilità di sostenere finanziariamente le istituzioni.

497 internauti sospetti  - Le 81 persone partite dalla Svizzera per unirsi alla jihad non sono l'unica potenziale minaccia. Dal rapporto emerge infatti che nel 2016 l'intelligence elvetica ha identificato, durante l'osservazione dei media sociali, 497 internauti che hanno diffuso dalla Svizzera materiale di propaganda jihadista.

Più controllo sui richiedenti asilo - È inoltre aumentato (5202 nel 2016 contro 2488 nel 2014) il numero dei controlli del Servizio delle attività informative della Confederazione sulle domande d'asilo per sventare una minaccia per la sicurezza interna. Lo scorso anno, il servizio informativo ha consigliato di respingere 14 richieste. Nello stesso periodo, Fedpol ha emesso 122 divieti di entrata in Svizzera. Per 107 persone c'era il sospetto che fossero terroristi o che sostenessero gruppi vietati.

60 procedimenti penali - Attualmente il Ministero pubblico della Confederazione sta svolgendo 60 procedimenti penali nei confronti di individui che si sono uniti a organizzazioni come lo Stato islamico (Isis) o che hanno intrapreso passi in questo senso.

 

 

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