Dietro alle belle parole si nascondono spesso prestazioni mediocri, lamentano i responsabili delle risorse umane
ZURIGO - «Ha sempre svolto le sue mansioni in modo soddisfacente», «ha lavorato con scrupolosità», «possiede ottime conoscenze specialistiche». I certificati di lavoro sono zeppi di frasi fatte come queste, ma, mentre il collaboratore cui viene consegnato si chiede “Sarà una bella presentazione?”, il potenziale successivo datore di lavoro si domanda: “Ma… lavorerà bene?”.
È proprio in considerazione di questa discrepanza che, ultimamente, i responsabili del personale hanno iniziato a chiedersi se non sia il caso di dire addio al finora prezioso pezzo di carta. «Crea più confusione di quanta ne risolva», lamenta per esempio l’esperto di risorse umane Jörg Buckmann. Il suo contenuto, infatti, va interpretato più che letto. Dello stesso avviso l’esperto di mercato del lavoro Michael Agoras, che arriva ad augurare a questo documento «una degna sepoltura».
Dal canto loro i dipendenti percepiscono, certo, la presenza di un codice segreto dietro ad ogni espressione melliflua, ma allo stesso tempo richiedono che si usi tale codice, come l’impiego dell’espressione «con grande rincrescimento» per descrivere l’accettazione delle loro dimissioni.
Il certificato di lavoro, del resto, deve sì essere veritiero, ma deve anche essere formulato in maniera «benevola» come richiede la prassi giudiziaria svizzera. È per questo che, spesso, chi lo redige nasconde prestazioni insufficienti dietro a formulazioni apparentemente positive.
I certificati di lavoro, infine, portano via tempo e denaro, lamentano gli esperti. Dorothea Tiefenauer, capa della comunicazione presso la Società impiegati di commercio, la vede però diversamente: «I certificati di lavoro aiutano a farsi un’idea del candidato e possono favorirne la carriera», assicura.