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BERNALa Svizzera soffre per il riscaldamento climatico

07.11.16 - 11:59
Le conseguenze? Alluvioni più frequenti, ondate di caldo, carenza di risorse idriche in estate e maggiori infestazioni di parassiti
La Svizzera soffre per il riscaldamento climatico
Le conseguenze? Alluvioni più frequenti, ondate di caldo, carenza di risorse idriche in estate e maggiori infestazioni di parassiti

BERNA - Alluvioni più frequenti, ondate di caldo, carenza di risorse idriche in estate e maggiori infestazioni di parassiti. Queste alcune delle conseguenze dei cambiamenti climatici per la Svizzera esposte in un rapporto pubblicato oggi da un gruppo di esperti coordinato da ProClim, forum dell'Accademia svizzera delle scienze.

I 75 climatologi e i 40 consulenti hanno ricordato in un comunicato odierno che la Svizzera reagisce molto sensibilmente ai cambiamenti climatici: il riscaldamento globale è infatti quasi due volte superiore nell'arco alpino rispetto alla media mondiale. Le temperature annuali nella Confederazione sono salite di 1,8 gradi celsius dal 1850.

Nella nota, gli esperti sottolineano come sia necessario instaurare un'economia sostenibile su scala mondiale e abbandonare le energie fossili se si vogliono evitare gravi conseguenze per la seconda metà del ventunesimo secolo. Alcune sono comunque già evidenti attualmente: per esempio, i ghiacciai stanno scomparendo, fatto che andrà ad accentuare il problema della mancanza di riserve di acqua durante la stagione secca. Lo scioglimento del permafrost causa da parte sua una maggiore caduta di massi e frane.

Entro la fine del secolo, il limite delle nevicate si innalzerà inoltre di diverse centinaia di metri e la stagione invernale si ridurrà dalle quattro alle otto settimane rispetto a oggi. Eventi meteorologici sempre più estremi, come forti precipitazioni, si faranno largo. ProClim sottolinea che sarà il turismo a essere duramente colpito. Il climatologo del Politecnico federale di Zurigo Reto Knutti ha dichiarato ieri in un'intervista alla NZZ am Sonntag di aspettarsi tempi duri per molte stazioni sciistiche, come quelle nell'Oberland bernese.

L'obbiettivo di abolire le emissioni di gas serra deve a sua volta essere raggiunto. Gli scienziati richiedono un impegno degli organismi internazionali per elaborare una strategia in grado di contenere il riscaldamento e un maggiore sforzo degli attori a livello locale per attuare le debite misure d'adeguamento.

Il rapporto, denominato "Primo piano sul clima svizzero. Punto della situazione e prospettive" e lungo circa 200 pagine, propone una serie di piste per elaborare soluzioni concrete al problema. Le raccomandazioni presentate permettono di avere uno stile di vita rispettoso del clima. Questi suggerimenti concernono il comportamento dei pendolari e dei viaggiatori, le abitazioni e il loro riscaldamento, l'utilizzo dell'energia e la presa di coscienza ambientale in materia d'alimentazione. Modificare le proprie abitudini tenendo conto di questi fattori offre anche numerose opportunità alla Svizzera dalle quali trarre vantaggio, scrive il forum ProClim. Ciò presuppone però un sistema politico efficace e l'impegno di tutti i cittadini, rileva il rapporto, che ha richiesto tre anni di lavoro ed è stato presentato pubblicamente oggi a Berna.

Lo studio rileva che ulteriori cambiamenti devono essere intrapresi per esempio nel campo della pianificazione urbana. Questa dovrà essere in futuro capace di contrastare le ondate di caldo. Gli esperti stimano che tale fenomeno atmosferico abbia portato a circa 1'000 morti premature quando ha colpito la Svizzera nel 2003.

Anche l'agricoltura dovrà adeguarsi. Parassiti potrebbero moltiplicarsi in seguito all'aumento delle temperature, infettando le piantagioni. Le coltivazioni di frumento invernale e di patate saranno più difficili a causa del riscaldamento, sottolineano gli esperti di ProClim.

In materia di cambiamenti climatici, oggi inizia in Marocco la prima Conferenza dell'Onu dopo gli accordi di Parigi del 2015 su questo tema, firmati da 193 Stati tra cui la Svizzera. La Confederazione fa però parte delle nazioni, circa la metà, che non li hanno ancora ratificati.

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