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VAUDCompetitività, la Svizzera si riprende il secondo posto

30.05.16 - 20:00
In testa alla graduatoria si piazza Hong Kong che ha strappato la posizione agli USA dopo tre anni
Competitività, la Svizzera si riprende il secondo posto
In testa alla graduatoria si piazza Hong Kong che ha strappato la posizione agli USA dopo tre anni

LOSANNA - La Svizzera torna al secondo posto nella classifica dei paesi più competitivi stilata dall'Institute for Management Development (IMD) di Losanna. Lo scorso anno si era classificata quarta, perdendo due posizioni, a causa della forza del franco. In testa alla graduatoria si piazza Hong Kong che prende il posto occupato da tre anni dagli Stati Uniti, scivolati ora al terzo rango.

La potenza dell'economia americana non è più sufficiente per farla primeggiare nella classifica dei Paesi più competitivi, si legge in un comunicato odierno dell'istituto.

A favore di Hong Kong gioca il suo costante impegno per un clima economico favorevole agli affari, precisa Arturo Bris, direttore dell'IMD World Competitiveness Center. La piazza finanziaria incoraggia le innovazioni attraverso un'imposizione bassa e semplice. Inoltre, i capitali possono confluire su e da Hong Kong senza problemi.

La Svizzera ha recuperato il secondo posto - sostiene Bris - grazie all'eccellente qualità della sua economia: questa ha infatti permesso alla Confederazione di reagire rapidamente allo shock del franco dello scorso anno e mantenere il mercato ai livelli più alti. La stabilità del modello svizzero e i lievi rischi d'instabilità politica giocano a suo favore.

Uno sviluppo positivo si ha nella maggioranza dell'Europa. Così la Lettonia (37esima, +6 posti), la Slovacchia (40esima, +6) e la Slovenia (43esima, +6). Le maggiori progressioni della classifica vengono registrate dall'Irlanda (settima, +9) e dall'Olanda (ottava, +7). "Il fattore che ha influito principalmente è l'efficacia del settore pubblico, che si riprende a vista d'occhio dalla crisi finanziaria", commenta Bris.

Ad eccezione di Hong Kong e Singapore (quarta), sul confronto annuale lo studio sottolinea un marcato declino dell'Asia. Taiwan (14esima, -3 posti), Malesia (19esima, -5), Corea del Sud (29esima, -4) e Indonesia (48esima, -6) hanno subito delle perdite "significative", mentre la Cina rimane appena nella top-25 (-3 posti). "Tale andamento è causato dalla caduta dei prezzi delle materie prime, dal dollaro forte e dal deterioramento dei conti nei settori pubblico e privato", precisa Bris.

Le economie dell'America latina sono rimaste stagnanti, perché "il settore pubblico continua a rappresentare un freno", afferma Bris. Con il suo 36esimo rango (-1 posto), il Cile è l'unico rappresentante della regione a non trovarsi fra gli ultimi in classifica. Anche il Messico scende (45esimo, -6).

Il Brasile (57esimo, -1), che aveva mostrato segnali promettenti per diventare una "superstar" tra le economie dell'America latina, ha visto la sua performance calare. A pesare sono la crescita stagnante del Prodotto interno lordo (Pil) e l'aumento della disoccupazione. L'Argentina (55esima, +4) è l'unica nazione dell'America del Sud a migliorare il posizionamento.

"I risultati mostrano chiaramente anno dopo anno che la crescita economica non è una garanzia di una competitività futura. La Cina e il Qatar hanno ottimi risultati in termini di performance economica, ma restano deboli in altri settori, come l'efficacia del Governo e delle infrastrutture", sostiene Bris. "Il modello comune a tutti i Paesi della top-20 è la focalizzazione su una gestione favorevole degli affari, con delle infrastrutture intangibili, tra queste quelle delle istituzioni", sottolinea Bris.

Per la classifica - pubblicata dal 1989 - vengono esaminati 61 Paesi in base a 342 criteri che analizzano la performance economica, l'efficacia del Governo e delle attività economiche così come le infrastrutture.

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