Cerca e trova immobili

BERNA«400 potenziali jihadisti in Svizzera»

02.05.16 - 11:10
L'incremento della minaccia è rappresentato, secondo il SIC, dall'invio in Europa di persone incaricate di pianificare o eseguire attentati sul continente
«400 potenziali jihadisti in Svizzera»
L'incremento della minaccia è rappresentato, secondo il SIC, dall'invio in Europa di persone incaricate di pianificare o eseguire attentati sul continente

BERNA - In Svizzera il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) ha identificato 400 individui che hanno legami via internet con il jihadismo: circa altri 70 sono stati censiti come "viaggiatori della jihad" e rappresentano una particolare minaccia.

Il 2015 risulta essere stato un anno impegnativo per i servizi segreti elvetici, confrontati con un ambiente complesso e frammentato, caratterizzato dalla proliferazione di crisi le cui ripercussioni investono l'Europa, come l'impennata delle migrazioni, e l'accresciuta minaccia terroristica. Quest'ultima rimane elevata in Svizzera, indica il rapporto annuale pubblicato oggi dal SIC, secondo cui è tramontato il periodo di "sereno stabile" e la parola "caos" si sta insinuando nel linguaggio della politica di sicurezza.

Finora - ha detto in un incontro con i media Markus Seiler, direttore dei Servizi - 73 "viaggiatori" si sono recati nelle zone di guerra, in particolare nei territori sotto il controllo dello Stati islamico. Dodici di essi sono rientrati in Svizzera e 13 sono morti.

I ritorni non sono numerosi e "potrebbe essere stato raggiunto il tetto massimo delle partenze", ha sottolineato Seiler. Nei loro confronti sono stati avviati dei procedimenti penali. Dall'inizio dell'anno il SIC non ha registrato nuove partenze di aspiranti combattenti jihadisti.

Il pericolo rimane elevato per la Svizzera anche se gli interessi elvetici all'estero non figurano tra gli obiettivi principali di attentati commissionati o organizzati dal sedicente "Stato islamico", indica il rapporto odierno. Per il direttore del SIC la minaccia per la sicurezza interna è concreta, visti gli appelli ai combattenti che rientrano in Europa, Svizzera compresa, a pianificare e commettere attentati. Sul lungo periodo essi potrebbero costituire una vera e propria rete di terrore.

Quale Stato integrato nel mondo occidentale, accusato di islamofobia, la Confederazione è giudicata dai jihadisti ostile all'islam; essa rimane pertanto un possibile obiettivo di attentati. Non siamo un obiettivo prioritario dei terroristi, "ma non siamo neppure un'isola sicura", ha detto il consigliere federale e ministro della difesa Guy Parmelin.

Responsabile dell'accresciuta minaccia è quanto accade nel Vicino e Medio Oriente: la situazione di crisi in loco ha immediate ripercussioni sull'Europa e sul nostro Paese. Oramai, lo "Stato islamico" ha assunto la leadership del terrorismo jihadista.

Dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles la minaccia rimane costantemente elevata, ha affermato ancora Seiler. Il pericolo più verosimile per la Svizzera è rappresentata da individui isolati o da piccoli gruppi, difficili da identificare, in quanto non fanno parte di una struttura organizzata. Possono preparare attentati con mezzi finanziari e una logistica ridotti.

Il SIC sorveglia attualmente su internet 400 persone che si ritiene abbiano legami con terroristi, in particolare dello Stato islamico. Nel 2014 erano 300. Parmelin ha spiegato che l'aumento dei simpatizzanti della guerra santa è dovuta alla popolarità sul web e alle reti sociali adoperate dai jihadisti. "Sono diventate un canale per reclutare nuovi aderenti, senza entrare in contatto diretto con un gruppo terroristico".

Le persone radicalizzate che soggiornano in un Paese occidentale possono sostenere e appoggiare potenziali autori nella preparazione di attentati. È il caso dei tre Iracheni condannati dal Tribunale penale federale nel marzo di quest'anno.

Lo spionaggio con metodi tradizionali, e più ancora il cyberspionaggio, è un'altra delle preoccupazioni del SIC, che ha smascherato diversi casi, con la collaborazione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Le spie non necessariamente puntano su esponenti dello Stato, anche le aziende vengono prese di mira. Nell'ambito di un programma di prevenzione e sensibilizzazione denominato "Prophylax", il SIC ha prodotto un cortometraggio, dal titolo "Nel mirino".

Da esso emerge come può operare una spia. La vittima è il direttore di un dipartimento di ricerca e di sviluppo: quando si assenta per un bisogno fisiologico al tavolo di un ristorante in cui sta pranzando con lo spione, quest'ultimo ne approfitta per copiare il contenuto del telefono.

Il cortometraggio, scaricabile dal sito web del DDPS (www.ndb.admin.ch), ha lo scopo di contribuire alla protezione della piazza industriale e di ricerca svizzera da fughe involontarie di dati e danni alla reputazione.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE