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SVIZZERAMeno informazione e più divertimento nei media svizzeri

27.10.14 - 12:00
Meno informazione e più divertimento nei media svizzeri

BERNA - I mass media svizzeri privilegiano sempre più il divertimento a scapito di temi politici, economici e culturali: è quanto emerge dagli Annali 2014 sulla qualità dei media. Gli autori dello studio hanno pure constatato che mancano i mezzi finanziari necessari a un giornalismo diversificato.

"La qualità non è ricompensata economicamente", ha sottolineato il professore all'Università di Zurigo Kurt Imhof, che ha guidato il team di ricercatori. Se il budget che i consumatori possono consacrare ai media è aumentato, le spese destinate unicamente al giornalismo di informazione sono in costante diminuzione. La "cultura del gratuito" in Svizzera è stata pure favorita dall'introduzione tardiva delle piattaforme online a pagamento.

Risparmi che influiscono sulla qualità - Sotto la pressione di misure di risparmio decise dagli editori, la gerarchizzazione dell'informazione è sempre meno praticata a causa della mancanza di personale sufficientemente formato. Nei giornali a pagamento, l'emorragia finanziaria si nota in particolare nella riduzione costante del numero di produzioni proprie.

Al loro posto, i media puntano sempre più su argomenti "leggeri". Le informazioni sportive e di divertimento sostituiscono man mano gli articoli politici o economici. Inoltre, il consumo crescente di informazioni su un supporto mobile favoriscono questo sviluppo. Le informazioni "people" vengono infatti privilegiate.

Gli editori non sono d'accordo - I ricercatori hanno analizzato i media di ogni genere con particolare riferimento alla diversità, alla pertinenza, all'attualità e alla professionalità. La radio del settore pubblico ha ottenuto i risultati migliori. È seguita dalla "Neue Zürcher Zeitung" e da "Le Temps", dai giornali domenicali e dalla televisione pubblica. Hanno invece ricevuto i voti peggiori i giornali online, i tabloid e i gratuiti.

Gli Annali, giunti ormai alla quinta edizione, suscitano controversia nel mondo dei media. In seguito alle cattive note ricevute, l'associazione degli editori svizzero-tedeschi "Schweizer Medien" aveva giudicato lo studio pubblicato nel 2013 come "inutile" per misurare lo stato dei media.

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