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Noè Ponti: «Devo cavalcare l'onda, rimanere sé stessi è la vittoria più grande»

TOKYO 2020Noè Ponti: «Devo cavalcare l'onda, rimanere sé stessi è la vittoria più grande»

10.08.21 - 07:00
Il ticinese è l'uomo del momento: «Passare da 0 a 100 non è facile, ma la popolarità non mi dà fastidio».
TiPress
Noè Ponti: «Devo cavalcare l'onda, rimanere sé stessi è la vittoria più grande»
Il ticinese è l'uomo del momento: «Passare da 0 a 100 non è facile, ma la popolarità non mi dà fastidio».
«Sono gli altri che devono aver paure di te. Una gara olimpica è più dura mentalmente che fisicamente».
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LOCARNO - A Noè Ponti possiamo dire soltanto grazie. Grazie per averci fatto vivere momenti carichi di adrenalina, grazie per aver (ri)portato il piccolo Ticino e la piccola Svizzera in alto in uno sport - il nuoto - che storicamente non ci ha mai regalato grandi soddisfazioni olimpiche. Lui è partito in direzione di Tokyo senza i riflettori puntati addosso, consapevole delle sue potenzialità. Ed è così che la mattina del 31 luglio la Svizzera italiana si è risvegliata con una certezza: quella di avere un campione in più a due passi da casa. Perché il bronzo conquistato nei 100 metri delfino è stato un risultato semplicemente sensazionale, un risultato indimenticabile e inaspettato.   

Noè, ti stai rendendo conto di ciò che hai raccolto in Giappone?
«Vi dirò, inizio a rendermene conto. È tutto così diverso. È senza dubbio una medaglia storica, in Ticino l'ultima era stata conquistata nel 1984. Diciamo che qualche anno è passato...».

Come stai vivendo tutta questa popolarità?
«Direi bene. Non sembra ma è abbastanza impegnativo passare da 0 a 100 in poco tempo. Prima qualcuno mi conosceva, ma principalmente soltanto le persone legate al nuoto. Ora è tutto diverso, mi chiamano per participare a eventi e per interviste. Non mi dà fastidio la popolarità ed è giusto che sia così. E vi dirò di più, adesso è il momento di cavalcare l'onda cercando di far conoscere il mio nome ancora di più sia nel nostro paese che al di fuori dei confini». 

Anche i tuoi social saranno "caldi"...
«I follower sono aumentati in maniera esponenziale. Ne ho circa 11/12'000 in più. Fa abbastanza impressione, ma ormai siamo in quest'epoca dove tutto va molto velocemente. Ho ricevuto un sacco di messaggi, ai quali ho cercato di rispondere. Non a tutti e per questo me ne scuso. Mi ha persino scritto Elvis Merzlikins, facendomi i complimenti».

Com'è il tuo rapporto con essi? Ci passi tanto tempo?
«Sì, soprattutto Instagram. Ma non sono il tipo da dieci post al giorno, come altri sportivi... Li uso soprattutto per guardare video e foto che mi interessano». 

Quanto è difficile - dopo un risultato del genere - non montarsi la testa?
«Non mi sono mai montato la testa. Ho sempre avuto l'autostima molto alta, reputo sia molto importante e ti aiuta nel raggiungimento degli obiettivi. Attualmente mi conoscono più persone, ma questo non deve cambiarmi».

C'è qualche difetto che ti rimproverano?
«No, non me ne vengono in mente. Si possono sempre cambiare alcuni lati del proprio carattere, ma trovo sia molto importante restare sé stessi. È la vittoria più grande».

Prima di una gara olimpica la tensione si fa a fette. Come si fa a gestirla?
«La sentono tutti. Sta a ogni atleta girarla a proprio favore: personalmente mi riesce abbastanza bene. Con il passare degli anni impari a gestirla sempre meglio, è importante non farsela sotto. Sono gli altri che devono aver paure di te... Una gara olimpica è più dura mentalmente che fisicamente. Succede spesso che un atleta favorito fallisca, la maggior parte delle volte la causa è proprio la testa».

Chi è Noè Ponti fuori dall'acqua? 
«Guardo tanti film e amo viaggiare. Viaggi di piacere ne ho fatti pochissimi ultimamente, devo recuperare».

Mare o montagna?
«Direi mare. La montagna non la amo particolarmente».

A tavola meglio la pizza o il sushi?
«Pizza tutta la vita. Mangio sushi, ma solo se mi invitano. Non è un cibo che vado a cercare io e posso farne comodamente a meno». 

Tra un paio di settimane ti trasferirai in America. Sei pronto? 
«Già nel 2019 mi avevano contattato una cinquantina di università americane. Da sempre ho avuto questo pallino e durante il lockdown mi sono detto: "Questa è la mia occasione" ed è così che mi sono iscritto alla facoltà di economia. Sarà un'esperienza di vita senza eguali. Potrò studiare e nuotare ai massimi livelli».

In Ticino e in Svizzera quanto è difficile trovare percorsi di questo genere?
«È più complicato conciliare entrambe le cose, nella mia decisione questo aspetto ha pesato parecchio. Se fossi rimasto qua l'avrei fatto per i miei allenatori, con i quali i rapporti sono ottimi. Magari non funzionerà, ma questo potrebbe succedere anche qui a due passi da casa. Vedremo».

Si parla spesso del villaggio olimpico. Com'è stato vivere attorno ai grandi campioni dello sport mondiale?
«Avevamo migliaia di atleti. Devo dire che le restrizioni non erano così stringenti, se si eccettua il tampone a cui ognuno di noi si sottoponeva ogni giorno. Ho fatto alcune conoscenze tra i nuotatori, specialmente con la delegazione italiana. Ma mi sono intrattenuto anche con francesi, inglesi e americani. Da questo punto di vista mi butto molto...». 

La vita olimpica degli atleti viene spesso descritta come selvaggia. I letti di cartone erano davvero anti-sesso?
«Erano durissimi. L'ultimo giorno li abbiamo rotti, saltandoci sopra con violenza. Vi posso assicurare che non erano affatto anti-sesso, come li dipingevano alla vigilia». 

Tra tre anni ai Giochi di Parigi quali saranno i tuoi obiettivi?
«Gli occhi sono già rivolti all'evento francese. Una medaglia sarà sicuramente difficile. Ogni volta si deve tener conto che per gli americani le Olimpiadi sono tutto, è sempre un'impresa batterli». 

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COMMENTI
 

Boh! 2 anni fa su tio
…spero che in una delle prossime interviste riesca ad evidenziare gli enormi sacrifici che quotidianamente e per 52 settimane all’anno uno sport individuale come il nuoto (così come altri simili, quali atletica e ciclismo) richiede….

RobediK71 2 anni fa su tio
Che faccia di bronzo
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