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BB/BN BEST EVER«Un Ambrì con fuoco e artisti: contro "quei tre" non voleva giocare nessuno»

02.08.17 - 14:45
Larry Huras ci racconta i biancoblù in versione 98/99: «Petrov lavorava come un pazzo, Rohlin portava calma, mentre Di Pietro sapeva scacciare la pressione. C'era un mix bellissimo»
TiPress
«Un Ambrì con fuoco e artisti: contro "quei tre" non voleva giocare nessuno»
Larry Huras ci racconta i biancoblù in versione 98/99: «Petrov lavorava come un pazzo, Rohlin portava calma, mentre Di Pietro sapeva scacciare la pressione. C'era un mix bellissimo»
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AMBRÌ - Chiusa la stagione con 71 punti e divorati Rapperswil (4-1) e Kloten (4-1) nei playoff, l’Ambrì “dei record” targato 1998/99 fece sognare i tifosi, inceppandosi sul più bello al cospetto dell’esperto Lugano trascinato da Orlando e Andersson. Una ferita ancora aperta per il popolo biancoblù, una cocente delusione per chi visse quella splendida annata applaudendo un gruppo apparentemente inarrestabile. Con Larry Huras, sapiente timoniere di quella squadra, abbiamo ripercorso il campionato in questione.

«Certo, parliamone, ma fino alla finale… - esordisce con una battuta Larry Huras - Quella del 98/99 era una squadra davvero particolare, una delle più belle che abbia mai allenato. C’era talento, ma soprattutto equilibrio. C’era un gruppo di veterani arrivati da oltre Gottardo come Salis, Ivankovic e Steck, ma anche ticinesi come Manuele Celio e Fritsche, e parlo di John come ticinese perché l’ho sempre considerato tale…. Oltre a questi giocatori esperti, c’erano dei bravi giovani come Thomas Ziegler, Gardner e Demuth, e altri altrettanto bravi dall’identità ticinese come Cereda, Duca e Gobbi. Il tutto senza dimenticare gli altri interpreti, tra i quali la coppia perfetta composta da Pauli Jaks e Peter Martin e, ovviamente, tre stranieri estremamente performanti come Petrov, Di Pietro e Rohlin».

Che ricordi hai dei tre stranieri? «Oleg era un personaggio eccezionale. Era il “pistone” della squadra, aveva fame e voglia di vincere. Vivere e allenarsi ogni giorno con lui era un vantaggio per tutti i compagni, era pronto a lavorare come un pazzo per essere sempre al meglio. Era un leader. Rohlin da parte sua era una certezza. Portava calma, non parlava molto, ma faceva le cose giuste. E poi Di Pietro… Paul sapeva scherzare e stemperare la tensione, anche nei momenti più difficili sapeva scacciare la pressione».

Avevi tante frecce al tuo arco. «Cereda, giovanissimo, giocava con Petrov e Manuele Celio. Oleg metteva “il fuoco” su Luca, mentre Manuele cercava di calmare: era una combinazione perfetta. Ivankovic e Gardner giocavano con un artista come Di Pietro che, all’occorrenza, “passava” con Oleg e Manuele. Un blocco davvero tosto era anche quello composto da Demuth, Franz Steffen e Baldi: nessun difensore della Lega voleva giocarci contro perché metteva sempre in pista un’energia enorme. C’era un mix bellissimo, in pista e fuori. Un elemento chiave era John Fritsche: ogni mese organizzava cene o eventi con famiglia e bambini, aveva un ruolo importantissimo nella squadra».

La stagione fu davvero entusiasmante. «Tra ottobre e dicembre vincemmo 18 partite consecutive. L’entusiasmo era palpabile. Con i tifosi si era creato qualcosa di particolare: emozioni, spettacolo e bel hockey».

Dopo la regular season, anche i playoff iniziarono nel migliori dei modi, ma in finale… «L’ho sempre detto: mi piacerebbe tanto rigiocare quella finale. Gli episodi hanno deciso la serie. Abbiamo perso in 5 partite, ma ci è mancato anche un pizzico di fortuna. La finale è stata molto più equilibrata di quanto non dica il 4-1. Per me resta una delle stagioni più belle mai disputate».

In seguito Huras, lontano da Ambrì, ha poi messo in bacheca tre titoli con Zurigo, Lugano e Berna. Un peccato non aver compiuto la missione anche in Leventina… «Sì, ma non è ancora finita, non sono ancora “morto”, chissà… (ride, ndr). Ora, innanzitutto, voglio sostenere Paolo e Luca nel nuovo corso biancoblù. Sono due “ragazzi” importantissimi, per me rappresentano il futuro del club. Tutti dobbiamo fare il massimo per sostenere Duca e Cereda in questa sfida».

Qual è stato secondo te l'Ambrì più forte: quello del 1994/95 o quello del 1998/99? Rispondi votando nel sondaggio

 

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