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BB/BN BEST EVERNessun segreto e scommesse vinte: «Fummo anche criticati, ma...»

13.07.17 - 12:02
Un titolo speciale e indimenticabile conquistato "di prepotenza" sul ghiaccio dei cugini: Jean-Jacques Aeschlimann racconta la stagione 98/99 del suo Lugano
Keystone
Nessun segreto e scommesse vinte: «Fummo anche criticati, ma...»
Un titolo speciale e indimenticabile conquistato "di prepotenza" sul ghiaccio dei cugini: Jean-Jacques Aeschlimann racconta la stagione 98/99 del suo Lugano
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LUGANO - Conquistato alla Valascia nel lunedì di Pasqua del 1999, il quinto titolo del Lugano, "strappato" ai cugini, fa ancora luccicare gli occhi a tutti i tifosi bianconeri. Jean-Jacques Aeschlimann, che in riva al Ceresio ha giocato ben 14 stagioni, è stato uno dei grandi protagonisti di quella storica cavalcata.

«Eravamo un gruppo affiatato, creato sapientemente da Koleff per arrivare fino in fondo - spiega Aeschlimann - C’erano giocatori “maturi”, d'esperienza, che sapevano come curarsi e prepararsi: c’erano anche diversi padri di famiglia e fin da subito ci fu una bella intesa».

In stagione il Lugano non incantò, chiudendo comunque al terzo posto, ma nei playoff risultò poi intrattabile. «Vero. Mediaticamente ci fu rimproverato che giocavamo un hockey poco attrattivo, molto speculativo. Personalmente scrissi una lettera ai media per spiegare la validità del nostro sistema, ideale per arrivare al top nel momento giusto e gestire il carico dei playoff con partite ogni due giorni. All’epoca venni un po’ deriso, ma poi l’analisi si rivelò giusta…». 

Tra i pali ci fu l’innesto di un giovane portiere francese, un certo Cristobal Huet… «Un’altra scommessa vinta da Koleff e dalla società. Fu determinante in molte fasi del campionato. Lugano è stato il trampolino di lancio della sua carriera, tuttora in corso… Anche la scelta di Gates Orlando fu azzeccata… parlano i fatti».

Le chiavi della difesa erano invece affidate al "Vichingo" Peter Andersson. «Aveva tantissimo tempo di ghiaccio, in squadra ci scherzavamo. Dicevamo che la ruota della fortuna, dei “numeri” di Koleff, si fermava sempre sul suo… Giocava tanto, ma produceva anche. Si sapeva gestire al meglio ed era costante».

Che ricordi hai di Jim Koleff? «Lo ritengo uno dei migliori allenatori che ho avuto, soprattutto per il modo in cui preparava la squadra e analizzava le partite. Per noi nessuna squadra aveva segreti. Insieme al suo staff svolgeva un lavoro di analisi incredibile e questo ci dava certezze, sicurezza. A questo proposito ho un aneddoto: nella famosa finale contro l’Ambrì, in gara-1 vinta ai penalty, Huet sapeva già esattamente cosa avrebbero fatto i vari Petrov e Di Pietro… Sono convinto che tutta questa preparazione sia stata il punto più importante di quell’annata».

Piegato il Davos in 6 partite - prendendosi anche la rivincita della stagione precedente -, lo Zugo (campione in carica) addirittura in 5, nella finalissima il Lugano cancellò i sogni biancoblù (4-1). «In principio, contro il Davos, ci sottovalutarono: alcune partite andarono all’overtime o ai rigore e, vista la nostra età media, credevano che con il passare delle partite ci saremmo spompati. Ed invece, di energie ne avevamo eccome. La finale poi fu qualcosa di incredibile, da oltre Gottardo ci hanno sempre invidiato la magia dei derby. Quella finale è stata la festa dell’hockey ticinese. Vincere, per il club e i tifosi, è stato pazzesco. Personalmente, trattandosi del mio primo titolo, è stato speciale e straordinario».

In finale si trattava di battagliare contro l’Ambrì dei record. Come arrivaste a quella serie? «Non c’era paura, poiché conoscevamo i mezzi a nostra disposizione, ma rispetto, soprattutto per il calibro offensivo dell’Ambrì. Avevamo già impostato la stagione basandoci sulla difesa e sulla compattezza a tutta pista, rispettando le consegne di Koleff. Sapevamo che per vincere contro l’Ambrì di Petrov, Di Pietro&Co avremmo dovuto incassare innanzitutto poche reti… e così è stato».

Qual è stato secondo te il Lugano più forte: quello del 2005/06 o quello del 1998/1999? Rispondi votando nel sondaggio

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