Cal Crutchlow ha parlato dei giorni seguenti allo spaventoso incidente australiano. Dell'intervento e delle sue sensazioni. Ora tutto è alle spalle, dopo il podio del Qatar
TERMAS DE RIO HONDO (Argentina) - Lo spaventoso incidente "australiano" dello scorso ottobre è solo un ricordo. Rimessosi in piedi e lavorato sodo per presentarsi al via della nuova stagione, Cal Crutchlow si è infatti dimostrato già competitivo, pronto, combattivo. E in Qatar, nella prima recita dell'anno, ha centrato un magnifico podio.
Oltre a contare su tanta buona sorte, per arrivare a quel risultato il britannico ha però dovuto attingere dalla sua infinita riserva di tenacia e grinta. Mollare, dopo il ruzzolone sul cemento di Phillip Island, sarebbe infatti stato facile.
«Non sapevo se sarei tornato a correre - ha raccontato proprio Crutchlow a La Gazzetta dello sport - perché dopo l'incidente la tibia era aperta alla base come un tronco spezzato in due e il malleolo aveva 16 microfratture».
Il 33enne ha raccontato delle sensazioni dei primi giorni. Ha ammesso come pensasse che l'operazione fosse qualcosa di semplice e di come, invece, si sia trovato a dover intraprendere un percorso duro, doloroso e faticoso. «Ho seguito ogni istruzione datami da chi mi ha operato - ha continuato il pilota della Honda - ma mi sono comunque chiesto più volte come avrei fatto a guidare ancora: se guardi al computer come erano ridotte le ossa ti vengono i brividi. Era tutto completamente distrutto».
Crutchlow ha infine confermato che i primi giorni dopo l'intervento sono stati i più complicati. «In ospedale ho passato momenti difficilissimi. Per quattro giorni non mi sono mosso, non ho mangiato. Non mi importava di nulla. Stavo diventando un vegetale. Mia moglie Lucy mi ha portato via da là e per volare mi hanno indotto quasi in uno stato letargico. Ha casa, poi, ho pian piano ricominciato a vivere».