Ancora una volta il 33enne difensore non è riuscito a vestire i panni del trascinatore. Le sue pecche caratteriali sono un problema per la selezione verdeoro
KAZAN (Russia) - Meno fragorosa ma più inaspettata rispetto a quella di quattro anni fa, l’eliminazione del Brasile riporta d’attualità il problema di una squadra che ha clamorosamente bisogno di ritrovare un faro nello spogliatoio dal punto di vista non tecnico quanto piuttosto caratteriale.
Un trascinatore non lo è stato - e probabilmente non lo sarà mai - Thiago Silva. Capitano di Milan, Paris Saint Germain e Brasile, il 33enne ha mostrato anche in Russia una fragilità che, guardando alla sua carriera, probabilmente gli ha impedito di entrare stabilmente nel gotha dei difensori più forti del nuovo millennio. Basti pensare agli ottavi della Coppa del Mondo 2014, quando davanti al pubblico di casa i verdeoro si giocarono il passaggio del turno ai rigori con il Cile. Mentre i compagni si concentravano e caricavano a vicenda, Thiago Silva si sedette in disparte e scoppiò in lacrime. Tempo dopo spiegò: «Tirare un rigore è una grossa responsabilità, così ho pregato Dio di non essere scelto. Avevo sbagliato due degli ultimi tre, e quando mi hanno proposto di essere il sesto tiratore ho risposto di no. Ho chiesto di essere l’ultimo della lista».
«Ha un problema di atteggiamento – ha detto di lui l’ex difensore Frank Leboeuf – A volte sembra che sia in preda al panico». Dopo aver perso la fascia di capitano del Brasile per volere di Dunga, che la assegnò a Neymar, il difensore non ha nascosto il proprio disappunto dicendosi derubato di qualcosa che era suo. In Russia il selezionatore Tite ha optato per la rotazione del capitano, e a Thiago Silva è toccata la gara con il Costa Rica, al termine della quale è scoppiata l’ormai famosa polemica proprio con O'Ney. Insomma... cercasi disperatamente simbolo del Brasile.