RUSSIA 2018La nazionale prima di tutto: l'esempio dell'integerrimo Carlos Sanchez

NIZHNY NOVGOROD (Russia) - L’avventura dell’Uruguay si è interrotta ai quarti di finale, ma anche nella delusione i tifosi sudamericani hanno dimostrato tutto il loro affetto, incitando la squadra sino al triplice fischio finale della sfida contro la Francia. Quello verso la Celeste è un amore incondizionato, motivato forse dal fatto che i giocatori sono i primi a dare tutto per la maglia.

Carlos Sanchez è più di tutti la rappresentazione vivente di quanto un calciatore possa amare alla follia la propria selezione. Il centrocampista classe ’84 non ha mai militato in nessuna delle squadre giovanili dell'Uruguay e ha giocato dieci anni tra Liverpool di Montevideo, Godoy Cruz e River Plate prima di ricevere la prima convocazione da Oscar Washington Tabarez, a quasi 30 anni. Da allora, però, il ct uruguaiano non ha più rinunciato al suo cursore di centrocampo, che in cambio ha sempre risposto presente anche a costo di frizioni con i club di appartenenza. In occasione di un’amichevole con il Cile, ad esempio, il River Plate aveva suggerito al 33enne di declinare l'"invito" in vista della semifinale di Copa Sudamericana con il Boca Juniors. Sanchez però preferì raggiungere il maestro Tabarez, che fu accusato da Marcelo Gallardo, l’allora allenatore del River, di mancanza di buon senso. Anche nel 2016 Sanchez finì nell’occhio del ciclone e fu accusato di tradimento per aver “abbandonato” il Monterrey alla vigilia della finale di campionato col Pachuca, sfruttando una clausola che gli permetteva di lasciare la società per prendere parte alla Copa America Centenario. Quando si dice attaccamento alla maglia…