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NATIONAL LEAGUE«In passato ho temuto di dover smettere»

22.04.21 - 08:30
Michael Ngoy: «Quando ho firmato l'ultimo contratto già sapevo che sarebbe stata l'ultima stagione»
TiPress
«In passato ho temuto di dover smettere»
Michael Ngoy: «Quando ho firmato l'ultimo contratto già sapevo che sarebbe stata l'ultima stagione»
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AMBRÌ - Protagonista di oltre 1’000 battaglie in National League, Michael Ngoy ha salutato l’hockey giocato lo scorso 5 aprile quando - in una Valascia malinconicamente vuota - ha disputato l’ultimissima gara. Dedizione, sudore, impegno, sacrificio: sul ghiaccio il difensore 39enne non ha mai mollato di un centimetro, dando anima e cuore per le squadre in cui ha giocato. Losanna, Friborgo e Ambrì sono le tre compagini che hanno avuto la fortuna di poter contare su di lui. 

«Mi sento molto leggero, è stata una stagione molto difficile sotto diversi aspetti - le parole di Ngoy - Era giunto il momento di smettere e non vedo l’ora di dedicarmi ad altro. Attendiamo che i nostri figli finiscano l’anno scolastico per rientrare nel Canton Friborgo». 

Cosa ti riserverà il dopo-hockey?
«Ho un paio di progetti in testa. Mi piacerebbe aprire una scuola per sportivi e sto lavorando per concretizzare questo progetto. Adesso la mia priorità assoluta è comunque quella di riposarmi un po’, soprattutto mentalmente. Abbiamo comprato una nuova casa e semplicemente è giunto il momento di rientrare in Romandia». 

Non ti vedremo mai nelle vesti di Luca Cereda?
«Mai dire mai, ma per fare l'allenatore devi avere una grande passione. Quando giochi hai tempo per dedicarti ad altro, mentre un coach non può mai staccare la spina. Deve pensare all'hockey tutto il giorno, persino di notte. Diciamo che mi do il 10% di chance di fare l’allenatore...».

Quando hai deciso di smettere?
«Già quando ho firmato l’ultimo contratto, al 90% sapevo che questo sarebbe stato l’ultimo. Non volevo fare la stagione di troppo. Fisicamente, forse, avrei potuto giocare per altri 2-3 anni, ma a livello di stimoli sentivo che era arrivato il momento di dedicarsi ad altro. Quando ti presenti al campo estivo devi essere al 100%, soprattutto mentalmente. Sentivo che quest’anno probabilmente non sarebbe stato così». 

L'entrata nella nuova pista è qualcosa che non ti ha mai fatto vacillare? 
«No, ero così affezionato alla Valascia. È una struttura speciale, soprattutto quando è piena. Gli spogliatoi, la palestra e tutto il resto saranno sicuramente più confortevoli nella nuova pista, ma questo non mi importava tanto. Ad Ambrì tornerò sicuramente per seguire qualche partita». 

Quali sono i momenti della tua carriera che conservi nel cuore?
«Sono tanti. Sportivamente il quarto di finale giocato a Friborgo contro il Berna nel 2007/08. Passare il turno è stato come vincere il titolo. Anche la finale del 2013 contro lo stesso Berna è stata incredibile, nonostante la sconfitta. Una partita che mi è rimasta nel cuore è la prima disputata con l'Ambrì alla Coppa Spengler. C’era un ambiente incredibile, tutta la pista era con noi. Non dimentico nemmeno il primo gol in LNA a Losanna e quando mi hanno richiamato per la prima volta sotto la curva».

 ...e il più triste?
«Nel 2008 quando mi ero infortunato all’adduttore. Mi avevano detto che entro dieci giorni sarei tornato sul ghiaccio, ma ci erano voluti tre anni per riprendermi al 100%. Avevo disputato alcune partite, ma con un dolore davvero fastidioso. Nemmeno gli specialisti erano riusciti a trovare qualcosa di anomalo. In quegli anni la paura di dover smettere era tanta, ma fortunatamente pian piano il dolore è passato». 

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COMMENTI
 

Bibo 2 anni fa su tio
Un grande! difensore che non si è mai fatto notare molto ma solidissimo, umile e grandissimo lavoratore! Ci mancherai.

pardo54 2 anni fa su tio
Grazie per quanto hai dato alla nostra magnifica squadra.
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